Chi poteva trovare un aspetto positivo del covid? Solo il Barber Snob Francesco Cirignotta. Dal suo salone a Milano riflette sul ritorno allo sguardo interiore e sul tramonto dell’epoca del chiasso.
Riflettiamo un attimo. Il covid, tra le tante cose negative, ci ha regalato un aspetto positivo: il bisogno di tapparsi la bocca. Certo, forse non in maniera oggettiva, materiale. E questo direi che in alcuni casi è stato davvero un peccato. Con una brillante conseguenza, però: ci ha costretto a tornare a guardare negli occhi la persona che abbiamo di fronte.
Direi che questa è stata una vera e propria inversione di tendenza. Un’inversione, anzi, che ha reso la parola ridondante, che ha chiuso l’epoca in cui l’osservazione si poteva anche trascurare. L’epoca con le orecchie tese ad ascoltare ogni possibile frastuono.
Si dice: guarda negli occhi una persona e capirai più di quanto tu non possa capire dalle sue parole o dai suoi gesti mimici, che spesso alla persona non appartengono affatto. Il covid ci ha aiutato: ci ha costretto all’essenziale, a guardare negli occhi per poter scrutare. Ci ha riportati, spero senza ritorno, nella condizione di saper rivalutare questa sensibilità che ognuno di noi ha dentro di sé, questo processo necessario e benefico. Perché sono le informazioni visive, non sonore, che mandano al cervello i dati per la decodifica della realtà.
La mascherina ha fatto sì che si evitasse che la parola, la bocca, se vogliamo il distorcere il viso per fare gesti con la bocca stessa, togliessero l’attenzione a quello che resta il valore assoluto: lo sguardo. Gli occhi guadano, vedono, osservano percepiscono. In fondo, come dico sempre, gli occhi aperti guardano, ma gli occhi chiusi vedono.
Sì, perché quando vogliamo immaginare, vedere, pensare, chiudiamo sempre gli occhi. Perché è solo in quell’istante che iniziamo a vedere finalmente dentro di noi per capirci e capire meglio. Quindi, se, prima del covid, ciò che mancava era il focus sugli occhi, l’imprinting di immagini da poter andare a recuperare, adesso abbiamo riacquistato un sesto senso in più. Perché non contano tanto le parole, i suoni, spesso vuoti in questo particolare periodo storico caratterizzato dal chiasso. Conta l’aspetto visivo, quello che permette quasi infallibilmente di valutare nel momento in cui siamo lì, presenti, per poter continuare a vedere e capire anche quando lì non ci siamo più.