Il Barber Snob Francesco Cirignotta, dal suo salone milanese sui Navigli, ci invia un messaggio che riguarda le nostre convinzioni. Un messaggio polemico, come nelle sue corde, ma foriero di riflessioni. Partendo dal rosa, per tutti noi simbolo eterno di femminilità, ci consiglia di smussare gli angoli di tutti i nostri pii, ma spesso ingannevoli convincimenti. Et voilà…
Quante delle informazioni che ci arrivano ogni giorno abbiamo il tempo di verificare in modo, non dico approfondito, ma anche solo con un breve check su altre fonti? Purtroppo, leggiamo male o diamo per scontate moltissime cose solo perché ce le ritroviamo tra le mani pre-confezionate e pronte da pensare. Ci basta una rapida lettura senza verifiche per crearci nuove convinzioni. Probabilmente, tutto questo capita inconsapevolmente a ciascuno di noi più di una volta al giorno.
Vi faccio un esempio banale: chi l’ha detto che il rosa è culturalmente il colore della donna? Un fatto così trito e scontato da poter parlare di ‘quote rosa’ ed essere sicuri che tutti capiscano immediatamente di cosa si stia parlando. Adesso non voglio entrare nel merito del fatto che l’esistenza stessa delle quote rosa sancisca la comprovata realtà della discriminazione della donna. Vorrei solo proseguire con l’esempio del rosa.
Se avessimo il tempo e la voglia di una breve verifica, scopriremmo subito che in passato, prima della metà del ‘900, l’azzurro era il colore delle femminucce e il rosa quello dei maschietti. Fatti poi cancellati da nuove mode commerciali, rinforzate dall’opera costante del marketing, di cui dovremmo pur sempre essere consapevoli. Se non altro per mantenere un briciolo di relatività in tutte le nostre fondatissime convinzioni. Infatti, fu proprio il marketing a spingere negli anni 50 un cambiamento di direzione appioppando il rosa alle donne.
Tutto è scritto, basta leggere. Il colore bianco era quello dei bambini fino ai sei anni, il rosa quello dei bambini più grandi. Forse leggere questa banale verità può aiutarci a mettere in ordine prospettico tutte le cose di cui siamo fermamente convinti. Il tutto nello spirito di un sorriso.
Ma come si fa a pensare che quello che ascolti, anche se lo ascolti mille volte, sia oro colato? Dovremmo porci più domande: inviterei ad ascoltare almeno una risposta immediata, se vogliamo banale. Prima di parlare, dovremmo riappropriarci in senso prospettico di quelle informazioni culturali di carattere storico che ci permettono di essere meno ignoranti e meno attaccati alle nostre certezze.
Il mio suggerimento non è quello di soffermarvi su tutte le cose, ma di fare una maledetta attenzione ai meccanismi più triti che scattano nelle nostre teste ogni volta che esprimiamo un giudizio o diamo via libera a un convincimento. Fermiamoci a fare brevi, banali verifiche ogni tanto. Giusto per scoprire, almeno, che le cose non sono state sempre così come le vediamo oggi. Tutti quanti noi.