Sono passati solo pochi giorni da quando, alla Camera dei Deputati, è stata presentata una proposta di legge per l’istituzione di un albo professionale dei parrucchieri. L’iniziativa, promossa da Wella, ha come principale obiettivo la lotta all’economia sommersa.
L’iter istituzionale della proposta di legge è appena partito e tantissimi parrucchieri ne sono entusiasti. Qualcuno, però, avanza perplessità, propone distinguo e mette in campo anche altre proposte più urgenti. Naturalmente, il primo timore è quello di nuove tasse d’iscrizione in arrivo… Come dargli torto?
Basta tasse!
Certo, un albo professionale dei parrucchieri aiuterebbe a capire immediatamente chi è abilitato a esercitare la professione e chi, invece, la pratica in maniera abusiva. Al cliente, infatti, basterebbe scrivere il nome del parrucchiere nel tasto ‘search’ dell’albo professionale online e ogni dubbio sarebbe fugato. Se il nome c’è, ha trovato un vero professionista. Una verifica che sarebbe molto più complessa da fare presso la Camera di Commercio locale, alla quale è comunque d’obbligo iscriversi se si vuole esercitare la professione di acconciatore.
Ma… l’iscrizione all’albo porterà una nuova tassa? Il dubbio di alcuni è più che lecito. E non tutti sono disposti a pagare un nuovo balzello, a prescindere dalla posta in gioco.
Più valore!
Sono passati i tempi in cui la gente pensava che il parrucchiere fosse uno che non ha studiato. Oggi tutti sanno che, per esercitare la professione e restare aggiornati, gli esami non finiscono mai, anche per chi gestisce un salone d’acconciatura. Per questo, una parrucchiera, di fronte alla proposta di istituire un albo professionale per la sua categoria, ha suggerito di istituire prima un corso certificato di idoneità al lavoro. Un corso che dovrà seguire chiunque voglia esercitare la professione. A prescindere dal fatto che abbia il titolo di studi per farlo. Una collega le ha fatto subito eco: “io punterei ad alzare il valore (del nostro mestiere), non ad avere un albo che ti comanda a bacchetta”.
Basta nero!
Il lavoro sommerso è aumentato con la pandemia: già con le prime chiusure forzate dei saloni nel 2020, molti parrucchieri si sono risolti a lavorare casa per casa. E in salone non sono tornati più. Alcuni, anche se poi hanno riaperto le saracinesche, hanno smesso di fare regolare ricevuta. Il nero è lo strumento utilizzato per far quadrare conti che non tornano più. Questa è, però, concorrenza sleale: occorre immediatamente fare dietrofront. Chi non emette lo scontrino, deve pagare la multa o chiudere.
Il mini decalogo
Albo sì o no? Di sicuro, i parrucchieri non se ne stanno fermi ad aspettare l’esito dell’iter parlamentare della proposta di legge. Comunque vada, che ci sia l’albo o no, le proposte per risolvere i problemi legati alla professione di acconciatore sono abbastanza chiare e già pronte. C’è chi ha scritto per Colorami un mini decalogo in cinque punti…
- Scovare e sanzionare chi lavora in nero casa per casa.
- Abbattere l’Iva al 22%.
- Adeguare di comune accordo i prezzi di listino per poter mantenere veramente viva la parola professionalità.
- Sanzionare chi non fa lo scontrino fiscale in salone.
- Solo dopo aver considerato adeguatamente le nostre prime quattro necessità, creare un albo professionale.