I parrucchieri sono da sempre gli unici artigiani a pagare l’Iva al 22%. Ma adesso, complice la crisi, è battaglia: HairLobby, sezione nazionale di Conflavoro PMI, lancia la sfida: portare l’Iva dei parrucchieri al 10% o addirittura al 4%, come per i beni primari. La proposta sarà portata in Senato, a Palazzo Madama, il 27 giugno 2022. Ad appoggiarla ci sarà l’onorevole Graziano Musella per la Commissione Lavoro.
“La battaglia per l’abbattimento dell’Iva in salone non è solo a vantaggio dei parrucchieri”, dichiara Luca Piattelli, parrucchiere e presidente di HairLobby. “Significa anche contenere i prezzi per il consumatore, tenere sotto controllo l’inflazione, aumentare i posti di lavoro e offrire la possibilità di fare investimenti nei saloni d’acconciatura. Tutte cose che al momento, con i costi in lievitazione, non sono davvero possibili”.
L’associazione che promuove e rappresenta i parrucchieri ha progetti ambiziosi: migliorare le condizioni di lavoro dei parrucchieri professionisti in Italia attraverso lo sviluppo di un modo di fare impresa che sia più sostenibile.
“Se oggi ci ritroviamo a lavorare con un’Iva al 22%, è anche perché noi parrucchieri non siamo mai riusciti a sederci ai tavoli dove venivano prese le decisioni.”, afferma Piattelli. “Con HairLobby vogliamo ribaltare la situazione e avere finalmente la nostra rappresentanza nei luoghi che contano”.
Abusivismo e accesso al credito
Tra le iniziative di Hairlobby, la lotta all’abusivismo con il potenziamento e la facilitazione dell’attività di controllo, oltre che la creazione di un listino prezzi nazionale di riferimento per operatori e clienti. Ma anche il potenziamento della formazione professionale, garantendo ai più giovani l’accesso a tirocini formativi e corsi di specializzazione.
“Dobbiamo anche rafforzare la contrattazione”, prosegue Luca Piattelli. “Occorrono tavoli di contrattazione collettiva con la possibilità di accordi, anche di secondo livello, che possano favorire l’incontro tra le parti e rendere più flessibile il rapporto di lavoro. In questo senso, è necessario rendere più snella la procedura di risoluzione del rapporto di lavoro, garantendo al contempo la piena tutela dei diritti del lavoratore”.
Anche sull’accesso al credito c’è ancora molto da fare. “Sostenere le imprese vuol dire supportarle tanto in fase di apertura quanto in fase di eventuali crisi provocate dall’incremento delle spese fisse e dalla mancanza di liquidità, come avvenuto negli ultimi anni. A tal proposito, occorre favorire l’accesso agli strumenti finanziari ordinari quali mutui, finanziamenti, leasing e forme di finanza agevolata. Questo sia per facilitare la nascita di nuove realtà imprenditoriali sia per far fronte ai problemi economici descritti”.
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Buongiorno Luca , di quella proposta del 27 giugno da portare al senato, ha avuto seguito ?
Buongiorno Massimo, sappiamo che c’è stato l’incontro al Senato, ma per ora all’orizzonte, con le elezioni dietro l’angolo, non c’è nulla di concreto.