Venti di guerra e non solo nei cieli internazionali: l’aumento dei prezzi che ha innescato la spirale dell’inflazione e il carovita, in combinazione ferale con i numerosi licenziamenti in atto dovuti a fallimenti e chiusure, stanno mettendo a dura prova le famiglie italiane. Dal supermercato al parrucchiere, fino a un semplice biglietto del treno, tutto in questi ultimi due anni ha fatto registrare rincari che qualche volta arrivano fino al 50%. I prezzi del 2020 sono ormai il lontano ricordo di un mondo che non c’è più.
Su questa spinosa realtà quotidiana il Barber Snob Francesco Cirignotta oggi ha voluto intervenire a gamba tesa per dire la sua. Alieno da facili populismi e dai ben noti discorsi del tram, lancia diverse provocazioni, ma attesta anche più di una innegabile verità.
“Oddio, non aspettatevi che adesso mi metta a parlare di bonus e redditi di cittadinanza. Non fanno per me. Non sono un uomo legato ai concetti di aiuto e sussistenza gratuita. Per certi versi, ho trovato quasi ridicolo che in Italia, già a poche ore dallo scoppio ufficiale della pandemia nel febbraio del 2020, le aziende improvvisamente non riuscissero più a restare in piedi. Nessuno, a fronte di qualche giorno di lockdown, sembrava più essere in grado di mantenere l’azienda fino alla settimana successiva e paventava tagli e licenziamenti. Mi rammarica lo abbiano fatto aziende mature da tempo, non certo al grado di start up.
Consumatori e lavoratori non possono pagare tutto
Sì, i costi, non solo quelli energetici, sono davvero in lievitazione: lo vedo ogni giorno nel mio salone a Milano. L’inflazione è una catena che non sarà facile arrestare, ma so che condurre un’attività di business significa anche saper operare un bilanciamento costante. Voglio dire che generare un’azienda non è una passeggiata, non si tratta di sfruttare il momento in cui gli interessi sono a tasso zero e quindi di acquistare il denaro a poco prezzo. Avere un’azienda significa avere proiezione, prospettiva, fare investimento di soldi e risorse autentiche. Con il minimo dei servizi devi riuscire a contenere il massimo dei costi.
Certo, i prezzi sono il calcolo dei costi, ma far pagare questi costi interamente al consumatore e ai lavoratori innesca una spirale di gran lunga più pericolosa dell’inflazione. Una spirale sociale senza uscita. Le bollette salate sono parte di un rischio imprenditoriale che chi opera in una società dovrebbe essere in grado di sostenere. In genere, ho la dignità di non lamentarmi dei costi con i miei clienti, che ogni giorno affrontano i miei stessi problemi.
Dissento da coloro che propongono che lo Stato paghi le bollette. Chiederei di rivedere le quote di tassazione: sarebbe infinitamente più efficace.
Il costo della guerra
Lo Stato potrebbe agire adesso su alcuni fastidi strutturali: l’Iva al 22%, il costo del Pos… Anche se una cosa mi è ben chiara: le guerre, come quella in cui siamo direttamente coinvolti nell’Est Europa, costano e tanto alle casse dello Stato. Le guerre siamo sempre tutti noi a doverle finanziare.
I prezzi non torneranno più come prima: scenderanno, ma non ai livelli del 2020. Questa è una cosa che credo sappiamo tutti. Déjà vu. Ecco perché ancora una volta dico che l’unica soluzione possibile è l’aumento degli stipendi: una strada che non viene praticata, per il momento.
Tra due anni i prezzi saranno scesi di poco, ma gli stipendi saranno quelli di prima. Avremo finanziato una guerra di cui saremo vittime e che pagheremo fino all’ultimo centesimo, tutti. Il bello è che la maggior parte di noi non lo avrà capito e, comunque, nessuno si sarà ribellato.