Naturale, rispettosa di capelli e ambiente, green, vegana…. greenwashing: sono le parole che leggiamo e ascoltiamo di più quando cerchiamo informazioni sulle tinte capelli. L’interrogativo se sia tutto vero quello che ci raccontano è più che lecito. Come facciamo a verificare la verità di claim pubblicitari e a distinguere le strategie di vendita dalla realtà?
Lo abbiamo chiesto a due esperti di Hsa Cosmetics, uno dei più importanti produttori italiani di colorazioni professionali per capelli: Paolo Delle Piane, direttore marketing, e Alessia Sinigaglia, hair color & R&D formulator.
Loro hanno appena presentato agli acconciatori di tutto il mondo Lively di Nouvelle, una linea clean e vegana di colorazione, riparazione e anti-ageing per i capelli. Prima di questo lancio, hanno studiato a fondo le formulazioni della concorrenza, le strategie di marketing, le verità e le ombre del greenwashing, ovvero l’ecologismo di facciata. E adesso rispondono alle nostre domande per aiutarci a valutare i prodotti e non essere vittime di pubblicità ingannevoli.
Cosa ha di diverso una tinta vegana da una che non lo è?
Alessia Sinigaglia – “Semplicemente il fatto che non contiene componenti animali, compresi quelli derivati dalle api. Accontenta, quindi, il pubblico più attento alle implicazioni etiche. Quanto ai test sugli animali, in Europa sono comunque vietati. Diciamo anche che, in generale, i prodotti vegani sono certificati e quindi sono stati sottoposti a controlli ulteriori rispetto a quelli previsti dalla legge”.
“Ci tengo a precisare che esistono ingredienti naturali che possono essere più aggressivi e dare origini ad allergie più serie di quelle provocate delle molecole sintetiche. Naturale non vuol dire delicato. Per esempio, le uniche tinte veramente naturali sono le erbe tintorie, che non garantiscono un colore stabile e non schiariscono, ma riflessano. Ebbene, anche le erbe tintorie possono provocare allergie. C’è ancora tanta confusione: il vegano, in ogni caso, non equivale a naturale”
Quali sono gli ingredienti che non dovrebbero esserci in una tinta?
Alessia Sinigaglia – “Tutti quelli che già non ci sono perché proibiti dal regolamento cosmetico europeo. Più che di ingredienti nocivi, bisognerebbe parlare di ingredienti non graditi ai consumatori. Spesso si tratta solo di mode. Quanto alle allergie, il discorso cambia: occorre stare attenti ad ammoniaca e parafenilendiamina. Sono ingredienti sicuri, ma sensibilizzanti”.
La vostra novità, Lively del brand Nouvelle, cosa contiene?
Alessia Sinigaglia – “Ha una base naturale: un misto di oli fermentati che protegge e idrata i capelli durante la colorazione. Abbiamo utilizzato un attivo di alta qualità ottenuto dagli scarti alimentari del melograno: un componente sostenibile e riciclato. L’estratto del melograno è in grado non solo di proteggere il capello durante il trattamento chimico della tinta, ma anche di ripararlo. La nostra nuova tinta non contiene ammoniaca e PPD”.
“Inoltre, abbiamo integrato la colorazione Lively con una serie di prodotti haircare post-colore: shampoo, maschera , pre-piega e leave-in dalle proprietà anti-ageing e dall’alto indice di naturalità. Le formulazioni sono vegane ed efficaci”.
Lively ha gli stessi risultati di una tinta tradizionale?
Alessia Sinigaglia – “Certo, copre al 100% i capelli bianchi. In più, grazie alla formulazione che protegge e ripara, fa sì il colore duri più a lungo”.
Si applica in maniera diversa?
Alessia Sinigaglia – “Il metodo di applicazione è quello di una tinta tradizionale. Ha 36 nuance da combinare tra loro + 4 colori liquidi concentrati in gocce da miscelare e aggiungere alla tinta. I colori liquidi si possono mescolare anche a shampoo e maschera per ottenere facilmente riflessi in pochi passaggi”.
Come evolveranno nel prossimo futuro le tinte professionali? Più green o più tech?
Paolo Delle Piane – “La tendenza al green e al vegano è destinata a crescere, ma i consumatori si aspettano che questo non vada a discapito della performance. L’amore per il green e l’efficacia dovranno andare di pari passo. Quello che vedo con chiarezza è una differenziazione sempre più decisa tra le tinte professionali e quelle da fare a casa, che si comprano al supermercato”.
“Con la pandemia donne e uomini sembravano aver scoperto l’acqua calda: la tinta da fare a casa, comprata a pochi euro al supermercato. Sembrava che il parrucchiere fosse diventato superfluo. Poi, si sono accorti che i metalli pesanti di quelle tinte rovinavano i capelli e che il colore fatto a casa assomigliava da vicino a una colata uniforme”.
“Il momento della pandemia è stato anche un’occasione di crescita per tutti i produttori di cosmetici professionali, che hanno investito per migliorare ulteriormente le loro tinte destinate ai saloni di acconciatura. L’evoluzione verso tecnologie avanzate in fatto di colorazione si esprimerà in futuro nei saloni di acconciatura. Nei supermercati continuerà a prevalere la logica delle promozioni e dei prezzi al ribasso: la concorrenza spietata porterà a un ulteriore abbassamento della qualità. Prezzi sempre più bassi, formulazioni di scarso livello”.