Cosmesi e sostenibilità, un binomio che non deve più generare contraddizioni. Se ne discuterà a Cosmoprof Worldwide Bologna, in programma da giovedì 21 a domenica 24 marzo 2024. Le sfide e i progetti per ridurre l’impatto ambientale dell’industria cosmetica, dalla plastica ai metodi di produzione, si moltiplicano: le nuove opportunità stanno ridisegnando il mondo della bellezza.
La sostenibilità non è più una tendenza, ma un valore da perseguire a tutti i costi. Se i cambiamenti climatici in atto e la necessità di ridurre l’impatto ambientale delle attività umane per preservare il pianeta guidano regolamentazioni e politiche governative, così come movimenti di massa in tutto il mondo, anche la cosmesi deve fare la sua parte.
Tutte le attività economiche ormai sono coinvolte in processi di trasformazione e adeguamento a programmi di raggiungimento della neutralità climatica, con obiettivi fissati a breve termine. Dal 2015 le Nazioni Unite hanno dato vita alla campagna Sustainable Development Goals, un “progetto condiviso per la pace e la prosperità per le persone e il pianeta, ora e in futuro”. Sono 17 gli obiettivi prefissati e misurabili, alcuni dei quali con scadenza entro il 2030. Il Green Deal Europeo ha indicato il 2050 come termine per il raggiungimento della neutralità climatica del continente europeo.
Secondo il report “Make Up The Future” redatto da Quantis, società di consulenza per la trasformazione sostenibile del business, processi di estrazione e lavorazione materie prime, uso eccessivo di plastica per packaging (20%), trasporto (10%) e la fase d’uso del prodotto (40%) sono i principali fattori che determinano il peso del settore sull’equilibrio ambientale.
Si tratta di miliardi di imballaggi in plastica all’anno e della perdita di milioni di acri di foresta.
Ingredienti e materie prime: il primo anello
Ingredienti e materie prime giocano un ruolo strategico per la sostenibilità della cosmesi. Durante l’edizione 2023 di Cosmoprof Worldwide Bologna è emerso come il comparto, protagonista anche di un’area dedicata all’interno di Cosmopack, sia al centro di una crescente consapevolezza, alla ricerca di definizioni e regolamentazioni più efficaci rispetto a banali riferimenti a concetti come “origine naturale”, tipici del cosiddetto green-washing. Una tavola rotonda condotta da Ecovia Intelligence, dal titolo “Green Ingredients for Sustainability”, ha sottolineato l’enorme trasformazione in corso.
La svolta ambientale invocata dal mercato apre nuove opportunità e ambiti di sviluppo: nuove risorse energetiche, la ricerca di principi attivi più efficaci, la gestione degli scarti e il loro riutilizzo sono solo alcuni temi in agenda. Il primo passo è stabilire criteri standard per valutare l’impronta ambientale di un prodotto cosmetico.
“C’è molta confusione sul tema”, ha evidenziato Viktoria Potko, Label and Events officer di Natrue, in occasione della tavola rotonda del 16 marzo 2023.
“Secondo ricerche recenti da noi condotte, per molti la sostenibilità è l’utilizzo di ingredienti di origine naturale, per altri il divieto di test su animali, anche se è già da molti anni una pratica vietata in Europa”.
“I consumatori hanno bisogno di riferimenti ben definiti quando acquistano un prodotto, di informazioni chiare e trasparenti”.
Le soluzioni della biotecnologia
Il BioTech come nuova frontiera per il reperimento sostenibile di materie prime per l’industria cosmetica è stato oggetto della tavola rotonda dal titolo “The Blue Biotech Wave: innovating for ocean preservation”.
Estrarre materie prime da fonti vegetali non è più sostenibile per l’equilibrio del pianeta. “La maggior parte delle piante che conosciamo oggi è a rischio di estinzione”, ha ricordato durante il talk Robert Evans, co-Founder e chief Strategy & Business Office del brand Purissima. “La natura non può più essere il serbatoio di materie prime per la cosmetica, ma può diventare la fonte per analizzare come le piante rispondono ai cambiamenti climatici, e utilizzare le loro stesse strategie per nuovi sviluppi”.
Le opportunità offerte dalla ricerca sono innumerevoli. Una delle fonti più analizzate, e ancora poco sfruttata, è rappresentata dagli Oceani.
“Conosciamo solo il 5% delle risorse degli oceani”, ha evidenziato durante la tavola rotonda Giovanni Scapagnini, MD, PhD e full professor of Clinical Nutrition del Dipartimento di Medicina e Scienze della Salute dell’Università del Molise. Una piccola parte di queste risorse è rappresentata dalle alghe. “Le alghe sono una fonte di innovazione incredibile e hanno un impatto strategico sull’atmosfera e sui livelli di anidride carbonica. Inoltre, le alghe hanno proprietà e principi attivi applicabili per prodotti e trattamenti anti-aging, in ambiti come la medicina, la cosmetica e la nutraceutica”, ha spiegato Scapagnini.
Purtroppo, però, lo sviluppo della ricerca nelle biotecnologie è ostacolato da una scarsa comprensione da parte del consumatore. Da quando negli ultimi anni si è rafforzato il concetto di “clean beauty” o “cosmetica naturale”, l’utilizzo di ingredienti sintetici nella cosmetica è visto con sospetto, e spesso i consumatori sono vittime di campagne di disinformazione che collegano le biotecnologie a temi come la manipolazione genetica.
Il nodo del packaging
Il packaging è uno degli elementi a maggior impatto ambientale. L’utilizzo massiccio della plastica e la crescente quantità di microplastiche disperse nel pianeta spingono i governi a emanare regolamentazioni sempre più stringenti. Tuttavia, invertire la rotta non è immediato.
Nella cosmetica non tutti i prodotti a oggi possono essere riciclabili. Un dato emerso a Cosmoprof Worldwide Bologna 2023 in occasione della sessione CosmoTalks organizzata da Quantis dal titolo “Is 100% circularity of cosmetics packaging achievable?”.
Oggi l’industria del packaging si sta muovendo su tre filoni di sviluppo: recycling, refillable e gestione degli elementi di scarto.
Nell’ambito delle soluzioni di riciclo, l’obiettivo è ridurre la quantità di plastica vergine immessa nel pianeta. “Circolarità e riciclo implicano la possibilità di immettere un materiale nuovamente all’interno di una linea produttiva. A oggi la maggior parte della plastica riciclata dalla cosmetica è riutilizzata in campi differenti, come ad esempio nel settore dell’edilizia e dell’arredo. Questo mina le basi della completa circolarità del packaging cosmetico”, ha spiegato a Cosmoprof Carlo Andriolo, CEO di Aliplast S.p.A.
“È necessario trovare le giuste soluzioni per reimmettere il packaging nella catena produttiva cosmetica seguendo gli standard di sicurezza richiesti.”
Riciclo e costi
Il passaggio a packaging monomateriali è sicuramente un cambio importante per l’industria cosmetica, perché ha permesso di introdurre nel mercato imballaggi più facilmente gestibili e riciclabili. Un passaggio che ha coinvolto anche i designer, che hanno dovuto introdurre linee guida specifiche.
“Stiamo lavorando come azienda di imballaggio con nuovi materiali e nuovi design rispetto al passato”, ha confermato durante la tavola rotonda Olaf Zahra, chief Technical and Sustainability officer di Toly Group. Zahra ha analizzato anche il tema del costo dei prodotti realizzati con materiali di riciclo. “I prodotti da processi di riciclaggio non dovrebbero costare di più, perché a rigor di logica usano meno risorse”.
“Oggi però acquistiamo il materiale riciclato a un prezzo più alto del materiale vergine: è un controsenso, ed è una problematica evidente nella filiera”.
A rappresentare l’evoluzione sostenibile dell’industria cosmetica è l’aumento sul mercato di soluzioni di packaging ricaricabile, a svantaggio di prodotti monouso. La ricerca di materiali e soluzioni di design adatte offre ancora ampi spazi di manovra, e il packaging refillable sarà sicuramente un elemento chiave per lo sviluppo futuro.
“Oggi sul mercato sono già presenti moltissime soluzioni di packaging ricaricabile. La complessità della filiera può frenarne lo sviluppo, ma in generale la vera sfida, che al contempo è anche un’opportunità, è la relazione tra marchi, retailer e consumatori, e di conseguenza l’educazione del consumatore”, ha sottolineato a Cosmoprof Frederic Dreux, R&D Packaging Prestige leader di Unilever Prestige.
“È necessario da un lato enfatizzare il valore della ricarica e giustificare il riacquisto di un prodotto. La ricarica deve essere un processo facile, divertente e deve essere sfruttato come ulteriore modalità di contatto con il cliente e di condivisione dei valori del marchio. Anche il prezzo deve comunicare i benefici legati alla sostenibilità: serve quindi investire in un riconoscimento del packaging come elemento premium, distintivo, e come parte dell’esperienza del prodotto beauty”.
E se il packaging non fosse uno scarto?
Anche Eva Lagarde, CEO & founder di re-sources.co, che ha moderato la tavola rotonda, ha sottolineato la necessità di un nuovo ruolo del packaging all’interno dell’intera filiera cosmetica. “Il packaging non dovrebbe più essere considerato uno scarto. Ci sono diverse soluzioni per ridurre l’impatto ambientale del packaging come materiale di scarto: si possono ridurre gli strati di materiale utilizzato, ad esempio, o adottare design più compatti ed essenziali”.
“Ma il primo step deve essere rivalutare il packaging come elemento che va oltre alla mera funzione di contenimento. Il packaging cosmetico deve diventare un oggetto che il consumatore vuole conservare e riutilizzare, anche per altri scopi: un gioiello, un oggetto d’arte”.