Il Financial Times lo ha definito il barbiere più bravo al mondo. Lui riceve solo un cliente alla volta, su appuntamento, aprendogli la porta in giacca e cravatta. Barbiere storico sui Navigli a Milano, pensa che le nuove norme di distanziamento sociale non saranno un problema: in fondo, con un solo cliente in salone, le ha sempre rispettate.
Francesco Cirignotta, profondo conoscitore del mondo dell’acconciatura e delle associazioni di categoria, fa alcune ipotesi con noi. I prezzi aumenteranno una volta che i saloni avranno riaperto? Quali garanzie di sicurezza avremo noi clienti? Così, almeno per farci un’idea.
Sullo sfondo di una libreria che prende un’intera parete del suo salone da barbiere, Francesco in video ci spiega con i suoi consueti modi eleganti e misurati che è inesorabile: i prezzi lieviteranno proprio nel momento in cui la gente ha meno disponibilità economica. Tra un cliente e l’altro, sarà necessario igienizzare gli ambienti e questo vorrà dire poter ricevere meno persone e avere entrate inferiori. Oltre che orari di lavoro più lunghi.
“Insieme alla CNA, la Confederazione Nazionale dell’Artigianato, stiamo cercando di realizzare un protocollo di igiene. Io, intanto, per ora sto predisponendo il mio in base alle indicazioni sanitarie. Oltre agli ormai classici guanti, alle mascherine, sarà necessario pensare a nuove norme, come la sanificazione dell’aria con spray disinfettanti o altre tipologie di dispositivi. Potremmo anche ricorrere al visore dei dentisti per avere uno schermo tra noi e il cliente durante il servizio barba e rasatura. In fondo, gli acconciatori un tempo erano medici cerusici: vorrà dire che sarà un ritorno alle origini“.
“Per il resto, c’è poco da cambiare: le norme di igiene nei saloni, per chi le rispettava, c’erano già. L’obbligo di disinfettare tutto esisteva già anche prima di questa emergenza; gli spazi tra una poltrona e l’altra erano già regolamentati. Noi ai nostri clienti abbiamo sempre offerto igiene e decoro. Quello che ci lascia perplessi è il fatto che l’Europa adesso non si stia muovendo per creare standard comuni in un momento così complesso”.
“E mi domando: come faremo a capire, in assenza di tamponi e analisi, se un cliente o un dipendente ha contratto il virus? È un interrogativo, forse il più importante, cui ancora nessuno sta dando una risposta”.
Per Francesco, 55 anni, chiudere è stato come perdere una parte della propria vita: abituato ad andare in vacanza solo la settimana di Ferragosto, trascorreva il suo tempo in salone. Adesso la tecnologia lo sta aiutando a lavorare sul valori intellettuali, a confrontarsi, a condividere. A riposarsi attivamente.
“Molti clienti mi chiamano per chiedermi se posso fargli barba e capelli. Non accetto. Li capisco, non li giudico, perché so che quando perdi la tua immagine, la rappresentazione che hai di te, i risvolti psicologici possono essere importanti. Ma mi rifiuto con fermezza”.