Andiamo! Chi di voi parla ancora di ‘buone maniere’? Sembra un concetto desueto che sa di naftalina e stantio. Ma lui, Francesco Cirignotta, lo ripesca e ce lo rispolvera a modo suo facendoci quasi pentire di aver fatto un po’ di buona, facile ironia.
“Dici ‘buone maniere’ e pensi a un tempo che non c’è più, dove la forma contava quanto la sostanza. Ma le buone maniere sono un sistema per far sì che persone fortemente diverse tra loro si accettino reciprocamente. Se non accettiamo più una visione verticale dominata da un singolo arbitrio che, con codice morale a tutto campo, abbia l’autorità di tenere insieme la nostra società così piena di variabili, allora le buone maniere potrebbero pragmaticamente prendere quel posto. E magari, grazie ai toni pacati dell’educazione, potremmo contare su una società più felice di quanto la più perfetta ideologia abbia mai promesso”.
“Il nostro è un momento storico nel quale la complessità del vivere e dell’agire in società si è così frazionata in miriadi di leggi e norme, da darci un segnale chiaro che le cose non stanno funzionando”.
“Osservando da vicino il galateo, mi sono reso conto che non aveva a che fare con il buon senso: aveva uno scopo diverso, non molto nobile. Serviva a dividere l’aristocrazia dalle altre classi sociali. Forme di galateo intese come noblesse oblige sono il supporto sociale di leggi che possono essere, se non perfette, almeno condivise e rispettate”.
“Nella ‘Repubblica’ Platone sosteneva che nessuna legge sarà mai perfetta fino a che non incontrerà il consenso unanime: non avrà valore se gli uomini non la rispettano. Questo perché gli esseri umani sono il valore assoluto della vita: le cose e le buone maniere o il galateo sono strumenti utili solo in quanto accettati da tutti”.
“Il mondo del bon ton è molto complesso: andatevi a rileggere un documento scritto tra gli anni 20 e 30 del secolo scorso da A. Rubino. Leggetelo ai bambini per sorridere con loro e spiegargli che il galateo, questa parola difficile, altro non è che la trasformazione degli animali in umani. Ma rappresenta anche la garanzia che gli umani non diventino animali”.