Il numero dei contagi da Covid 19 è tornato a salire e le notizie di possibili nuove chiusure si accavallano tra dati certi e tanta paura. Fonti stampa in queste ore avanzano l’ipotesi di una nuova chiusura dei saloni di bellezza. Migliaia gli acconciatori e le estetiste in apprensione: non si sono ancora ripresi dopo il lungo lockdown, uno su dieci ha già chiuso.
“Apprendiamo da fonti stampa l’ipotesi di una nuova chiusura di saloni di acconciatura e centri estetici. È una valutazione errata che non tiene conto di una serie di indicatori che testimoniano le condizioni di sicurezza in cui operano queste realtà”.
Renato Ancorotti, presidente di Cosmetica Italia, l’associazione di categoria che rappresenta circa 600 imprese cosmetiche, è intervenuto in merito alla possibilità di un’ulteriore stretta del governo su attività e esercizi a maggior rischio assembramento, tra cui vengono citati i saloni di bellezza.
“Occorre innanzitutto ricordare – ha continuato Ancorotti – che saloni di acconciatura e centri estetici non presentano rischi di assembramento grazie al contingentamento degli ingressi. Queste attività, che faticosamente sono ripartite lo scorso 18 maggio, hanno inoltre ampiamente dimostrato l’efficacia dei protocolli e delle misure igienico-sanitarie anti-contagio a completamento di altrettanto rigorose norme già abitualmente applicate a tutela della salute e della sicurezza di operatori e di clienti”.
Una nuova chiusura, tra l’altro, non gioverebbe al contenimento del contagio: di sicuro alimenterebbe l’abusivismo al di fuori di qualsiasi controllo non solo fiscale ma anche igienico-sanitario.
“Un nuovo lockdown comporterebbe un inevitabile e ulteriore danno economico per questo canale”, ha spiegato Ancorotti. “Tra i rischi la cessazione definitiva di oltre un terzo delle attività, fino a 50.000 negozi, con la probabile ricaduta occupazionale per più di 100.000 addetti e un’impennata del lavoro nero a domicilio che, essendo svolto senza controlli né misure di sicurezza, incrementerebbe in modo esponenziale il pericolo di contagio che le restrizioni vorrebbero evitare”.
L’attività di acconciatori e centri estetici genera un volume di affari che supera i 6 miliardi di euro e impiega oltre 263.000 addetti in 130.000 saloni: è la seconda categoria artigianale del nostro paese secondo i dati di Unioncamere. Il 90% delle 130.000 imprese è costituito da unità con due persone occupate in media, capaci di generare fatturati e margini appena sufficienti a garantire la gestione giornaliera dell’esercizio.
“Siamo preoccupati per una decisione che avrà impatti economici, sociali e occupazionali sia sul canale distributivo sia sulla filiera produttiva”, ha concluso Ancorotti.