Non siamo tutti uguali. Ci sono i tradizionalisti, custodi dell’esistente, pietre angolari delle istituzioni, e poi i rivoluzionari, che forse fanno fatica a piacere ai più, ma poi, alla fine, riescono sempre a cambiare qualcosa. Giannantonio Negretti non apparterrà mai alla prima categoria: in questi giorni avrebbe dovuto semplicemente presentare il suo nuovo libro, ‘La Cosmetica Umanistica‘, e invece viene fuori che vuole ribaltare tutto il mondo della cosmesi professionale.
Imprenditore bresciano e presidente di NG Group Universal, Giannantonio Negretti avrebbe potuto fare con agio parte della tranquilla categoria dei tradizionalisti. E invece niente. Proviamo a fare ordine, perché adesso ha in mente diverse cose. Innanzitutto, un nuovo movimento culturale, La Cosmetica Umanistica, che è anche il titolo del nuovo libro. Poi, almeno due ambizioni, quasi indicibili: dare una risposta all’insoddisfazione femminile in fatto di bellezza (e quindi di identità), dovuta soprattutto all’impreparazione degli operatori del beauty, e, di conseguenza, rivoluzionare il sistema formativo degli operatori del benessere con un progetto titanico, Proud to Be. Un progetto che dovrebbe approdare alla creazione di un ‘liceo della bellezza’, dove finalmente il mondo della cosmesi professionale possa trovare la dimensione che merita.
Insomma, in una parola, fare quello di cui tutti parlano da decenni, ma che nessuno ha mai voluto affrontare nei fatti: cambiare radicalmente la figura del parrucchiere e dell’estetista accrescendo la valenza culturale di un mestiere che nella realtà dei numeri economici genera ogni anno miliardi di dollari a tutte le latitudini del mondo.
Lo abbiamo intervistato cercando di capire di più su progetti che, una volta avviati, potrebbero davvero migliorare la vita e la dignità di tanti professionisti e di tutti i consumatori.
Giannantonio, nel nuovo libro parla di un mondo della bellezza stantio, incapace di comunicare. Ma come si dovrebbe comunicare?
“I veri comunicatori siamo tutti noi: noi dovremmo poter esprimere per primi i nostri bisogni di bellezza, perché la bellezza incide sulla vita di tutti. La comunicazione non può restare in mano ai media o alle aziende e agli operatori professionali: la questione va ribaltata. Al limite, si potrebbe trovare un tramite tra noi e la bellezza: questo tramite potrebbero essere i giovani professionisti che oggi si affacciano al mondo della cosmesi. Sì, parrucchieri ed estetiste”.
Vorrebbe trasformare i centri di formazione professionale in veri e propri licei della bellezza. Qualcuno di questi centri la sta già seguendo e ha avviato nuove modalità di insegnamento. Di cosa si tratta?
“Partiamo da un dato di fatto: oggi chi è che approda in questi centri di formazione professionale da cui usciranno i futuri parrucchieri ed estetiste? Gli scarti, i ragazzi cui è stato detto che non sono in grado di fare il liceo. Come se la bellezza fosse l’ultimo approdo. Ma ci rendiamo conto che il mondo professionale della bellezza genera miliardi di fatturato l’anno e non possiamo affidarlo a ‘scarti’ di un sistema formativo quantomeno inefficiente?“
“Stiamo cercando di cambiare le cose sul campo: l’accademia BBA di Paderno Dugnano, a Milano, ha già intrapreso un nuovo cammino, formando il corpo docenti, avviando un’impresa formativa interna, migliorando con ‘open day’ il percorso orientativo degli alunni. Gli argomenti formativi esistenti – economia, marketing, informatica, comunicazione – vanno bene: va dato valore ai contenuti innalzando la qualità dei programmi formativi. La BBA ha già iniziato a farlo. Tra l’altro, ha aperto anche un salone vero e proprio di 200mq, con estetica, acconciatura e barber, dove i ragazzi possono già cominciare a lavorare: le clienti pagano, i futuri professionisti entrano subito nel mondo reale del business”.
Perché il mondo della bellezza professionale è stato sottovalutato fino a questo punto?
“Perché nessuno lo considera come dovrebbe, per il suo valore culturale – la bellezza è identità di ciascuno di noi, ed economico. Vi faccio un esempio: in secoli di tradizione universitaria in tutti i campi, dal 1088 con la prima Università di Bologna a oggi, sono uscite solo due pubblicazioni scientifiche dedicate alle colorazioni dei capelli. Entrambe volute e realizzate da NG Group, il nostro gruppo. Ma vi pare accettabile per un comparto che genera miliardi di dollari?”
Giannantonio, lei ci ricorda che tutti i cosmetici sono fatti di ¾ di acqua. Quindi perché ad esempio le creme differiscono tanto di prezzo? Quanti tipi di acque ci sono?
“L’acqua non è tutta uguale; ci sono case che per i cosmetici utilizzano l’acqua del rubinetto, altre un’acqua filtrata. Poi c’è l’acqua – infuso, con principi attivi. Noi utilizziamo un sistema di filtrazione molteplice che ci permette di arrivare a una soluzione fisiologica purissima come quella che negli ospedali viene iniettata nel corpo: è un processo costoso che, però, cambia radicalmente la qualità del cosmetico. La cosa incredibile è che quasi nessuno, quando parla di un cosmetico, menziona l’ingrediente principale, l’acqua, per dirci quale utilizza. La cosmesi è piena di bugie e insensatezze.”
L’industria della cosmesi italiana è fatta di Pmi e non di grandi aziende. Un vantaggio o un problema?
“Fino a quando nel nostro mondo professionale impererà l’individualismo, sarà sempre un problema. Dobbiamo capire che se non si fa rete, non si andrà da nessuna parte. In molti progetti di cui ho parlato, spesso al mio fianco non ho nessuno, nonostante la mia estrema volontà di condivisione”.