Rasoio alla mano, Francesco Cirignotta, barbiere a Milano, provoca i suoi lettori invitandoli ad accettare la noia di stare con se stessi.
È il tema d’attualità: la noia. Il Covid ci ha restituito il tempo, prima disperso in mille rivoli quotidiani. E, con sorpresa, ci accorgiamo che ormai non sappiamo più cosa farcene. Ci annoiamo: per liberarci delle lunghe ore a disposizione ci attacchiamo a film, sport casalingo, letture improbabili, bricolage e giardinaggio. Percepiamo il tempo, equiparato ormai alla noia, come qualcosa di negativo: anche perché ci insegnano che la noia è qualcosa da combattere. Già il termine stesso ci dà la dimensione dell’incapacità cronica di rispettare l’altra parte di noi stessi, quella dilatata e riflessiva: ‘combattere la noia’.
La noia di per sé, nella sua etimologia, riguarda l’odio e l’ozio, soprattutto. Ma la noia ha a che fare innegabilmente anche con il piacere o il bisogno di fermarsi e iniziare a colloquiare con se stessi. Non siamo capaci di entrare in empatia con il nostro essere, di porci domande che spesso non vogliamo ascoltare: ecco perché percepiamo il tempo come una fastidiosa noia da ‘combattere’.
Mi sembra evidente che, nel mezzo di tante tragedie, il Covid 19 ci stia consegnando del tempo dal quale vorremmo sfuggire, scappare, che vorremmo eludere correndo in avanti per sapere in anticipo quello che accadrà. Le domande sono rapide e non ammettono riflessioni di sorta, si cercano risposte facili, da buttare giù come un bicchiere di whisky: se e come riusciremo a riorganizzare le nostre vite, come potremo recuperare i nostri, ormai antichi, benefici economici, come potremo dimostrare di essere cresciuti.
La verità e le risposte autentiche stanno altrove, in un tempo più lungo, nella meditazione: in fondo la meditazione non è staticità. Perché uno può fare meditazione anche mentre è in movimento e fa sport. Non troviamo scuse, non cerchiamo di inventarci attività collaterali per sfuggire alla riflessione e alla noia: affrontiamole.
La noia è tecnicamente il valore con il quale apriamo le porte a noi stessi: cogliamo l’opportunità e facciamo in modo che le domande che ci poniamo possano essere d’aiuto, come un’autostrada del futuro sulla quale imparare, almeno ogni tanto, a soffermarci a parlare con noi stessi… ma proprio solo noi stessi.