Per Francesco Cirignotta è arrivato il momento di dirci la sua su uno dei temi caldi della nostra quotidianità: la burocrazia. Eh, sì, perché alle prese con il desiderio di dare nuova vita alla storica barberia appartenuta al padre, l’ostacolo insormontabile, capace di travalicare qualsiasi logica comprensibile, sembra essere proprio lei: la famigerata burocrazia.
L’etimologia mista di questa parola ci riporta a due epoche diverse: la Grecia classica del verbo crazo, che indica l’esercizio del potere, e il francese dell’epoca moderna bureau, ufficio pubblico. Ma lasciamo parlare Francesco Cirignotta, il Barber Snob sui Navigli, a Milano.
Quali normative?
Per rilanciare l’antica barberia di mio padre nel cuore di Milano, le norme cui attenersi sono tantissime. Il problema è che non posso rispettarle tutte, se prima non so quali siano. Per esempio, in merito alla sicurezza sul lavoro nessuno mi ha ancora illustrato la normativa completa cui vorrei attenermi scrupolosamente. Ho chiesto riferimenti concreti, ma non li ho ricevuti. Spesso, tra l’altro, le regole te le comunicano proprio quando devono farti sapere che sei fuori legge e, quindi, devi anche pagare.
Lo stress è altissimo, perché la burocrazia in questi casi sembra vivere per se stessa.
Il tutto mi capita proprio quando vengo convocato a parlare in Senato a Roma da Hair Lobby, l’associazione dei barbieri che cerca di migliorare il processo e le procedure delle burocrazie per parrucchieri e affini. E proprio nella stessa settimana vengo anche invitato a parlare del mio mestiere nel parlamentino milanese della Milano Beauty Week. Il senso di frustrazione nei confronti della burocrazia è tema comune.
Dietro le quinte spesso, anche se non ce ne accorgiamo, c’è qualcuno che lavora: nessuno ne dubita. Il problema è che ci si sta rendendo conto che in troppi vogliamo essere serviti e in pochi siamo disposti a servire. Il concetto della reciprocità, che appartiene al lavoro quanto alla società e alla vita stessa, latita.
Scacco matto alla burocrazia
Per difendersi, però, occorre saperlo fare e, quindi, aver studiato. I barbieri e i parrucchieri spesso non lo hanno fatto. E se un giorno anche chi studia potesse fare il parrucchiere e viceversa? È il mio sogno di sempre. Che il mio mestiere non sia più una scappatoia per chi non ha voglia di aprire i libri.
Sarebbe bello, ma anche dignitoso, se le scuole professionali un giorno potessero avere accesso all’università, senza rimaner confinate in un limbo. Relegando i barbieri a un ambito culturale ormai superato anche dal cosiddetto terzo mondo. Questo non significa non dover passare dalla bottega. Semplicemente, significa non dimenticarsi di avere una dignità. Per dare scacco matto alle burocrazie, bisogna essere preparati ed essere in tanti. Il primo passo si fa a scuola.