Il barbiere ‘classico’ Francesco Cirignotta – un salone storico nel centro di Milano – abbraccia il tema della giornata internazionale contro la violenza sulle donne e, come al solito, mette i puntini su tutte le ‘i’…
“La violenza sulle donne è un tema molto spigoloso: incredibilmente, suscita ancora tante polemiche e molti pruriti. Non voglio trattare il perché: lo lascio a psicologi e legislatori che hanno messo in atto tutto ciò che serve per denunciare quelli che qualcuno chiama ‘tatuaggi emotivi’ in grado di lasciare un segno indelebile sulla pelle dell’anima”.
“Vorrei focalizzarmi sull’origine innegabile del fenomeno: l’educazione all’interno del mondo maschile. Io, pur non avendo figli, ma essendo dotato di intelletto, partirei dal ruolo che il maschio ha nella società contemporanea”.
“Il mondo maschile fino a meno di un secolo fa aveva tre scopi: all’uomo dicevano che doveva lavorare, procreare e proteggere. Passa qualche decennio e a un certo punto gli tolgono tutte e tre le funzioni. Certo, non gli spettavano di diritto, gliele avevano semplicemente imposte: eppure, l’uomo aveva finito per pensare di averne un diritto eterno”.
“Oggi lavora anche la donna, la protezione della società è passata in gran parte nelle mani della tecnologia. Quanto a procreare, anche in questo caso la tecnologia fa la sua parte. Quindi, alla fine adesso ci troviamo di fronte a un mondo maschile che da anni non riesce più a capire qual è la sua ideale funzione: questo è origine di grande frustrazione”.
“Un altro motivo di grande frustrazione restano tutti gli incesti emotivi materni: tutti quei piccoli grandi episodi che si verificano quando il figlio diventa un atto di possesso da parte della madre, ogni volta che autonomia e indipendenza non sono più lo scopo principale con il quale la società accoglie i bimbi. I bambini dovrebbero crescere in seno all’idea di fare a meno in futuro dei genitori, per essere funzionali alla società in nuovi ruoli e nuove funzioni. La conseguenza di questo mancato approccio è che molti di noi non hanno una vera direzione nemmeno quando sono adulti: questo è frustrante tanto per l’uomo quanto per la donna“.
“Avere giochi tecnologici che continuano a esaltare la parte emotiva della guerra – non certo intesa come capacità di strategia ma semplicemente come scarico ormonale e di rabbia, caricandola di fascino emotivo, beh… direi che anche questo potrebbe essere un elemento di colpevolezza della società. Fermo restando che non sto indicando i colpevoli, sto solo facendo un’analisi delle difficoltà di educare i futuri uomini in una direzione ben chiara”.
“Ieri vedevo un filmato girato in Giappone dove piccoli bambini d’asilo mimavano l’idea di essere su un trenino: quando arrivava una donna incinta o anziana i bimbi si alzavano, la facevano sedere ed erano felici del gesto compiuto. Bene, le buone maniere debbono tornare a essere un valore primario: è la società intera che dovrebbe premiare l’ometto che usa la buona educazione sostenendolo e non sbeffeggiandolo. Ci sono gesti semplici, ma educativi: lasciare il passo a una donna, aprirle la porta. Sono gesti che rappresentano un modello che non è di sottomissione e nemmeno ‘machista’. Significa semplicemente rispettare ruoli sociali che permettono una continuità, il senso del rispetto reciproco, in modo che nella società vi siano equilibri stabiliti dalle responsabilità con le quali ognuno di noi fa la sua parte: un po’ come negli esercizi di team in cui ti lasci andare e devi fidarti che l’altro ti sosterrà”.
“Ora, la violenza è uno degli atti più malvagi. Nel guardare la violenza spesso ci si rende conto che dentro c’è tantissima frustrazione: dobbiamo andare alla base, che forse è proprio l’educazione. Non solo i genitori, ma anche la società devono guardare negli occhi i figli come a individui consapevoli, con una funzione sociale autonoma”.
“Non stabilisco colpe e condanne, nelle quali raramente c’è la soluzione. La crudeltà resta sempre il sintomo di una natura che da selvaggia si è trasformata in civile: non dimentichiamoci che in fondo la nostra natura viene dalla fase primaria, dalla quale dobbiamo fare lo sforzo di allontanarci il più possibile. Mi preoccupo da persona adulta di creare un futuro più giusto per tutti guardando negli occhi i giovani: è necessario dare loro indicazioni per sentirsi più sereni, allontanarli dal tarlo della violenza e aiutarli a vivere le diversità”.