Il Barber Snob Francesco Cirignotta sul reddito di cittadinanza, a quattro mani con Monica Mistretta: “Sostituiamolo subito con un reddito di formazione. Vi spiego cosa propongo, da subito”.
Nulla ho contro il reddito di cittadinanza o provvedimenti sociali non strettamente in linea con le mie convinzioni. Tuttavia, dato che sono un uomo del fare, mi permetto di notare, senza alzare la voce, che in un mondo in cui la manodopera è sempre meno apprezzata e sta perdendo valore reale, malgrado il suo incommensurabile pregio, forse non è il caso di deprezzarla ulteriormente sostituendola con l’elemosina.
L’Italia resta una Repubblica fondata sul Lavoro: laddove non è in grado di garantirlo, non può permettersi di gettare la spugna. Qui non parliamo solo di risorse umane, ma di persone che hanno il diritto e il dovere di crescere, svilupparsi, capire, agire nella nostra società. Hanno diritto al lavoro.
Manca il lavoro, mancano le risorse umane
Tutte le regole sulla carta vanno certamente in questa direzione. In realtà, però, in questo delicato momento storico, chiunque abbia una piccola società o semplicemente offra una qualunque forma di servizio, si rende conto di avere un problema diametralmente opposto alla mancanza di lavoro: la mancanza di manodopera, di capacità, di valore.
E veniamo al sistema educativo, quindi. Parliamo di formazione. Dirò qualcosa che va controcorrente: sono convinto che la formazione debba essere pagata perché le persone si impegnino. Dall’altra parte, dovrebbe essere riconosciuto l’impegno del datore di lavoro nel formare, gli investimenti da lui messi in campo. Tutto ciò tenendo presente che nel tempo, il più delle volte, quel datore di lavoro perderà la persona che ha appena formato.
Nella realtà, oggi accade il contrario: gli stagisti non sono pagati e il datore di lavoro entra, a livello fiscale, in un valore imponibile superiore anche per persone presenti nella sua azienda, ma incapaci di generare fatturato. Un paradosso da entrambe le parti.
Il reddito da formazione
Non riesco a capirlo questo meccanismo fiscale, pur essendo un ex commercialista. Se avete voglia di prendere in carico questi miei pensieri, vi lancio la mia provocazione. La possibilità di poter generare in Italia o in Europa quello che potremmo chiamare, con un pizzico di polemica sottesa, il ‘reddito da formazione’. Vi spiego di cosa si tratta.
Il reddito da formazione supporterebbe chi sta imparando un mestiere: un reddito pagato dallo Stato e solo in parte dal datore di lavoro, che si sta impegnando a far crescere un nuovo lavoratore, ma anche a creare nuovi posti di lavoro.
Non sarebbe un reddito di cittadinanza, ma avrebbe un valore economico similare. In particolare, aiuterebbe a generare lavoro e a dare dignità a tutti, Repubblica compresa.
Il diritto di farsi una famiglia a 20 anni
Dobbiamo guardarci in faccia: tutti pensiamo e diciamo le stesse cose, ma nessuno sta facendo alcunché per prendere in mano la situazione e cambiarla. Manodopera, lavoro, e inflazione sono le coordinate di questo momento difficile. Non possiamo più nasconderci dietro i discorsi da trivio, come “i ragazzi non hanno voglia di lavorare”. Basta. I ragazzi non conoscono il valore del lavoro e noi, purtroppo, facciamo di tutto perché non lo apprendano.
È nostro compito presentare il lavoro in quanto entità sociale e partecipazione sociale. I ragazzi devono essere messi nella possibilità di raggiungere la dignità che spetta a tutti.
Un’appendice sulle scuole professionali per diventare parrucchiere ed estetista: 5 anni sono un’aberrazione. Bastano 1 o 2 anni ad altissima intensità per formare persone che a 18 anni potranno accedere con dignità al lavoro, il tutto sostenuti durante il percorso scolastico da un reddito di formazione. A 20 si deve ancora avere il diritto di sognare di farsi una famiglia e la possibilità economica di farlo. Altrimenti abbiamo fallito.