La critica costruttiva alla nostra incapacità di identità collettiva, di fare ‘noi’. Con una riflessione sincera sullo scarso rispetto per l’individualità, per i piccoli grandi io. Due cose che, a dispetto di tutto, vanno di pari passo. Il pensiero del Barber Snob Francesco Cirignotta sull’era dell’io e le nuove costrizioni del noi.
Vorrei proporvi un grande tema, tanto abusato, quanto interessante. Siamo tutti consapevoli di essere entrati da tempo a pieno titolo nell’era dell’io, dell’ego. Sappiamo che non ne usciremo a breve, né con facilità. Anche perché non è una malattia, un virus per arginare il quale si può formulare un vaccino. Tutto nella nostra società concorre a tenere in piedi l’era dell’io.
Sappiamo anche che, volendo guardarla per quella che è, questa nuova era ha contribuito a rendere sorde e cieche le persone. Mi sono permesso di scrivere in passato – si era nel 2016 – che l’io era al suo tramonto e che presto saremmo andati incontro a una nuova era di condivisione, dove la parola noi sarebbe stata scritta anche con il suo contrario. Vale a dire ‘io no’. Mi sbagliavo.
E venne il Covid
Nel frattempo sono intervenuti diversi eventi, alcuni, emergenziali, quasi impossibili da prevedere per noi comuni mortali. E adesso, analizzando azioni e parole di tutti, mi sento di dover sottolineare alcune nuove modalità di pensiero che vanno sicuramente in direzione del ritorno del valore assoluto dell’io. Io in quanto rappresentazione del sé e valore dell’individuo e della sua individualità.
Ho avuto la sensazione che, nel periodo pandemia, in epoca di disagio generale, il concetto del noi sia stato disertato. Adesso, invece, si fa di tutto per farlo tornare in auge, anche artificialmente. Pare che adesso il noi sia vissuto più come un concetto di sottrazione dell’io piuttosto che come una somma costante di tanti piccoli io. In generale, è sottraendo l’io che si sta cercando di far funzionare il noi.
Non è proprio questo che mi immaginavo da purista (potremmo dire anche da ‘artigiano’ al servizio degli altri nel mio salone da barbiere). Mi immaginavo che il noi si sarebbe sviluppato proprio perché gli ‘io’ potessero affiancarvisi, sommandosi e facendo effetto leva. Per il bene di tutti, come se l’io fosse fatti di tanti piccoli eroi.
Il noi preconfezionato
Sì, sono preoccupato. Sono preoccupato che in nome di un noi, sbandierato con una allarmante costanza, si stia frantumando la società. Perché una società senza il concetto dell’individuo, alla fine, ho la sensazione che possa trasformarsi in una scatola preconfezionata senza identità, da far funzionare con l’aiuto di bottoncini da premere alla bisogna.
Sì, prendo una posizione nella quale preciso subito che non sto assolutamente alludendo al ‘green pass’ o ad altre soluzioni, che mi sembrano tutte abbastanza difficili da criticare e in alcuni casi anche logiche. Mi riferisco alle nuove modalità assolutistiche con cui si chiede a tutti di fare costanti sacrifici.
Idealmente fu detto che una società che ha bisogno di eroi, non sarà mai una società sana. Però, ricordiamoci che è altrettanto vero che, all’interno di ogni singola famiglia, l’atto di alzarsi al mattino e andare a lavorare per produrre e generare il reddito è un’azione di grande eroismo. Quindi, ripensiamo anche al valore degli eroi, quelli veri. Quei tanti piccoli io che costruiscono il noi e che non andrebbero mai dimenticati. Neanche in epoche di emergenza.