Proviamo a mettere a confronto un uomo di 55 anni e un giovane uomo che domani ne avrà 18. Mettiamoli l’uno di fronte all’altro.
Lui sogna, desidera, ambisce. Fa per come conosce. Sbaglia, non sempre in coscienza. Lotta, sballottato tra il mondo conosciuto e un incontenibile desiderio di riformarlo: guai se così non fosse!
Per chi sa ascoltarlo, il giovane uomo ha tanto da insegnare: a vedere con altri occhi, a prospettare nuove visioni, ad assaporare la vita, variandola, ribaltandola da cima a fondo.
L’adulto è di fronte a lui: sordo, vestito del suo io arrogante, incapace di ascoltare. Sono queste le cose che lo collocano nel dimenticatoio della vita, della storia. Quella storia che ci insegna a fare l’opposto di quello che si è sempre fatto, perché non vuole ripetersi.
E allora facciamolo realmente questo confronto, quasi terapeutico. Ascoltiamolo il pensiero di Luca Podini, mio nipote, uomo acuto, ‘paraculo’, eccellente pensatore, presuntuoso tanto quanto basta per avere 18 anni, desideroso non di fare bene, ma di fare, per adesso. Sì, perché il fare bene è una misura che noi adulti abbiamo stabilito essere tale. Molto probabilmente scopriremo presto o tardi che si può far bene anche in altri modi.
Un uomo adulto, se è disposto ad ascoltare e a vedere con altri occhi un diciottenne, impara veramente cosa potrebbe essere il futuro. Se no, non farà altro che rìbadire quanto è stato bravo o quanto poco sia stato bravo nell’arco della propria vita. Sapersi fidare dei giovani sarebbe un gesto di responsabilità e consapevolezza.
Bisogna farlo per andare oltre. Altrimenti saremo noi a metterci da parte, definitivamente. Date retta a vostro nipote.