Fino a questo momento il Barber Snob di Milano, Francesco Cirignotta si è prodigato negli inviti alla moderazione dei toni e al rispetto dei divieti. Di fronte alla gravità della pandemia, ha consigliato prudenza e un passo indietro. Quando tutti sbraitavano contro l’obbligo di chiusura delle attività, lui ha abbassato la saracinesca con decoro, riconoscendo l’utilità dei provvedimenti. Adesso, dopo fatiche e soldi profusi per mettere a disposizione in salone più spazi per meno persone, qualcosa si è spezzato. Fa un passo avanti e parla a nome di molti. Sarà il ruggito del coniglio?
Chiusi. Socialmente utili fino a ieri, chiusi da oggi. Signorsì, sissignore, obbediamo: abbassiamo la saracinesca del nostro salone per non riaprirla fino a quando non ci verrà concesso. Certo, fino a ieri eravamo tra coloro i quali erano stati insigniti del miglior protocollo anti-Covid: siamo acconciatori. Ma agli ordini si obbedisce senza discutere.
Abbiamo speso tanto, anche mentalmente, per organizzarci e mettere a disposizione più spazi per meno persone nella consapevolezza che il nostro impegno sarebbe stato al servizio di tutti: il mestiere di acconciatore e di barbiere è universalmente riconosciuto come socialmente utile e con cognizione di causa. In questo difficile anno di pandemia, in fondo, abbiamo fatto da ammortizzatore sociale anche alle incazzature emotive di molti dei nostri clienti. E questa non è una notazione campata per aria.
Provate a immaginare una donna di 40 anni con due figli e il marito a casa: tutti in ‘smart working’ e i bambini in Dad (tradotto, per chi non avesse figli: ‘didattica a distanza’). Immaginatevela con i capelli bianchi e una situazione di decoro poco vantaggiosa. Provate a pensare cosa può provare.
No, no non ci provate neanche, lasciate perdere: in fondo, stabilire che le attività possano essere aperte o chiuse, non ha un senso assoluto. Si tratta solo del meccanismo con il quale tutto viene visto solo alla luce dell’incassare o non incassare. A questo proposito, per fugare eventuali dubbi, ci tengo a fare una breve precisazione: quando c’erano le zone rosse e noi acconciatori eravamo aperti, state pure tranquilli che non facevamo grandi affari, ma eravamo comunque a disposizione del pubblico. Il solo pensiero di andare a ‘decorarsi’ (occuparsi del proprio decoro), era per tutti di enorme sollievo: lo voglio ricordare anche perché il ‘sissignore’ ci sta rompendo un po’ le scatole.
Dal Sissignore al ‘noi si continua’, quanto è lungo il passo?
Si è deciso di chiudere: ci rammarichiamo che tutto questo avvenga in un momento di rischio assoluto e che vi sia un’impennata della pandemia. Quello che ci infastidisce è non poter fare la nostra parte come categoria, insieme a tutti gli altri acconciatori. Il venire meno della possibilità di fare qualcosa è quello che più di tutto fa decadere l’impegno profuso da ogni singolo individuo che opera in questo mestiere al servizio alla persona.
Perdonatemi, fino a oggi siamo sempre restati fedeli al ‘sissignore’. Se abbiamo il diritto alla parola, abbiamo il dovere di sottostare alle regole. Ma state tranquilli che a un certo punto il ruggito del coniglio sarà superiore a quello del leone.
Ricordiamo l’alto monito dei nostri padri: chi dorme in democrazia, si risveglia in dittatura.