Nella immagini alcuni scatti dell’ultima collezione Class Hair, direttore artistico Luigi Neri.
Meno quarantasette per cento di fatturato, previsioni per il secondo semestre 2020 in negativo, frequenze in netto calo: quello che vivono oggi i parrucchieri in salone non è un semplice momento di ‘incertezza’, come la chiamano in molti, ma una vera e propria crisi epocale. Inutile mentire, meglio chiamare le cose con il loro nome senza nascondersi dietro definizioni di comodo. I parrucchieri hanno bisogno di sostegno concreto e subito. E in questo ambito, come in altri, purtroppo chi fa da sé, fa meglio.
È Ernesto Spica, co-founder e coach di Class Hair, il franchising italiano con oltre 300 saloni, a fare un quadro della situazione reale e a dare i primi suggerimenti concreti. Il più importante riguarda il metodo di gestione del salone.
Ernesto, qui stiamo parlando di contrazione dei consumi, non solo di crisi dei saloni. Ai tuoi acconciatori cosa suggerisci di fare? Dovrebbero tirare i remi in barca e attendere momenti migliori o agire subito?
“Ovviamente, devono agire subito, affrontare immediatamente i cambiamenti. Il problema è che molti di loro non hanno conoscenza del mercato, delle strategie necessarie da approntare subito in un momento come questo. Non c’è niente di impossibile, nemmeno in quello che sta accadendo ora: basta sapere cosa fare”.
“Qui non si tratta di invitare regolarmente un consulente in salone, cui demandare le decisioni: questo non serve più. Occorre imparare a muoversi in un mondo che non è più quello di prima: per fare questo l’unica soluzione è seguire un programma di formazione serio, un percorso della durata di almeno due anni, come quello di Class Hair. Non sto cercando di tirare acqua al mio mulino. La verità è che solo con un programma di formazione completo si diventa autonomi, si impara a interpretare dati, consumi e tendenze per la gestione in tempo reale del salone. Occorre studiare, poi i risultati arrivano. Non serve un consulente che ti dice cosa fare, ma occorre un coach che ti dice come fare. E questo è il mio lavoro. Le soluzioni facili non esistono e, se esistono, non funzionano”.
“Gli acconciatori devono fare proprio un metodo per organizzare il loro lavoro: purtroppo, spesso si focalizzano solo sull’aspetto tecnico stilistico, che oggi non basta più”.
C’è qualcuno dei vostri che in questo difficile momento ha aumentato il giro d’affari?
“Certo che c’è! L’incertezza del momento, che ovvio che ci sia, è legata al modo in cui tu tieni sotto controllo l’andamento del tuo salone. Un conto è dire: ‘ho la sensazione che le presenze siano calate”. Un altro è dire: ‘le presenze sono calate, ma riesco a fare azioni che mi permettono di far spendere di più i clienti quando vengono in salone’. In questo modo, i margini sono più alti e tu superi il momento. Ovviamente, devi sapere leggere e interpretare i numeri del tuo salone. Imparare a farlo richiede tempo e metodo. Se ti lasci sopraffare dalla paura, resti bloccato”.
“Il target dell’acconciatore, però, non può essere solo il 20% della popolazione ricca, disposta a spendere, ma deve restare il 60% della fascia media: è quella che adesso soffre. Questo vuol dire non che la gente non spenda, ma che lo fa in modo diverso e pretende più competenza e qualità”.
Che aria tira, sinceramente, nel vostro gruppo Class Hair?
“Come tutti, siamo preoccupati. Ma ci siamo dati degli obiettivi: recuperare i margini. Non ci illudiamo di riprenderci in poco tempo tutto quello che abbiamo perso, come promettono tanti formatori fasulli online. Da noi in questo momento difficile c’è chi è passato da una fiche media di 50 euro a una di 85: queste non sono promesse, ma il risultato di un metodo che vogliamo trasmettere a tutti gli acconciatori. Adesso più che mai”.