In fondo, tagliare i capelli e aggiustare la barba è solo una piccola parte di questo mestiere. Il barbiere per prima cosa ci ascolta: è una seduta terapeutica efficace quasi quanto quella sul lettino dell’analista. Con la differenza che dal barbiere esci sicuramente più in ordine di quando sei entrato. A voi il nostro Francesco Cirignotta, barbiere a Milano, più profetico che mai.
“Raccolgo a piene mani le sensazioni delle persone. Non vorrei sorprendervi, ma gli ospiti del mio salone sono molto disciplinati, rispettano orari, rispettano protocolli. Si nota che ciascuno di loro si è informato, ha fatto di tutto per capire come poter essere utile e far funzionare meglio tutto”.
“Lo intuisci: c’è la classica domanda fatta ironicamente con gli occhi quando devi misurare la febbre, indossare il kimono o scegliere i guanti. Ci si accorge che serpeggia un sorriso di fondo che sembra dire: “a noi è andata bene”. Perché fondamentalmente almeno ci si vede”.
“C’è qualche racconto triste, sì: qualcuno che ha perso qualche caro. Nell’insieme, però, ci si rende conto di essere in una condizione di vantaggio – non aver perso il lavoro, essere in piena salute, aver recuperato valori all’interno della famiglia, rinsaldato rapporti personali con la compagna, i figli”.
“Ci sono anche quelli che sulla testa hanno nuvole nere, preoccupazioni pesanti. Si chiama claustrofilia: la società riceverà patologie di nuovo corso. È tutto da scoprire. Ma l’anno nuovo, come sempre, sarà come gli uomini lo faranno”.
“Adesso tutto concorre a darci la dimensione di quanto noi esseri umani sappiamo cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, ma chissà per quale motivo a un tratto ci allontaniamo: siamo tutti sulla stessa barca, eppure accettiamo di fare il contrario di quello che ci servirebbe o sarebbe necessario o sarebbe corretto. Come dico sempre, fondamentalmente le cose di comodo e le cose giuste non prendono quasi mai la stessa strada”.
“Mi sono reso conto che le persone hanno potuto operare da casa nel migliore dei modi: mi fa pensare, ed è argomento che tratteremo, che le cosiddette seconde città potrebbero divenire un’opportunità. Non più Milano come elemento fondamentale, ma anche le città limitrofe. Tanto non devo andare a lavorare tutti i giorni, ma piuttosto essere disponibile quando serve per poter partecipare alla vita familiare. Un valore che forse mai nella storia dell’uomo moderno ha suscitato tanto interesse rispetto a tutto ciò che è stato: le società ormai, come la politica, non sono né matriarcali né patriarcali, né di destra né di sinistra. Dovrebbero appartenere a quell’elemento fondamentale che è l’intelligenza e la responsabilità”.
“I figli sono diventati di entrambi: tutti quanti ci si augura che non debba più avvenire il dover star chiuso, assistere alle immagini dei morti. Però, sappiamo tutti che un virus parteciperà alla vita della nostra società per tanti altri anni. O così dicono: in effetti, è fisiologico che questo possa avvenire. Tutti siamo preoccupati che si possa ripetere tutto. Ma tutti ci si attacca a “ho letto che quel professore dice che il virus sta rallentando la sua forza”.
“Rallentare diventa un fattore positivo: si inizia a parlare con qualcuno di dove potrà andare al mare. Tutti sono infastiditi dal doversi disciplinare anche nei momenti di libertà. L’italiano, in quanto tale, è molto disciplinato quando lo deve essere. E se c’è qualcuno che fa il fuoripista, rappresenta solo se stesso. Posso dire, e ne ho certezza, che stiamo vivendo in un mondo molto meno brutto di quanto non si dica”.
“Ci sono nuove sfide da affrontare e questo dovrebbe darci la carica per iniziare in modo più coerente rispetto al passato. Questo non vuol che lo sfruttamento della terra o l’ambizione a un’economia effetto scala siano errori in assoluto. Il loro arrivo ha aperto visioni, scenari. Non è corretto stabilire che una cosa sia totalmente giusta o totalmente sbagliata: è sempre l’essere umano a renderli tali”.
“L’ambito del taglio di capelli adesso è un atto di grande liberazione: poter tagliare qualcosa, togliere di dosso qualcosa è un momento atteso. Come se quei capelli rappresentassero la memoria dei 70 giorni di quarantena”.
“I risvolti sono straordinari: i capelli lunghi ci hanno fatto scoprire una nuova immagine di noi. C’è chi si fa crescere la barba, chi terrà i capelli più lunghi comunque. C’è una grande sperimentazione, tutti vogliono vedersi diversamente. Sarà il primo tassello per un cambiamento globale?”
“Andavo a scuola con Socrate e una volta gli chiesi cosa ne pensasse delle leggi e della giustizia: mi fece capire che non sono la stessa cosa. E poi mi disse: nessuna legge è giusta, sono gli umani capaci di renderla tale. La soluzione che vada un po’ bene per tutti… beh, la troveremo ancora una volta nel atteggiamento umano”.