Il commento di Francesco Cirignotta, barbiere storico di Milano, dopo l’ultimo DPCM che lascia aperti i saloni d’acconciatura ed estetica anche nel tormentato capoluogo lombardo.
Sì, siamo socialmente utili: è stato questo il mio primo pensiero dopo il nuovo DPCM. Il mio secondo pensiero è arrivato come un fulmine, quasi scontato: nessuno di noi potrà essere esente da chiusure in futuro. Questo lo dico anche per solidarietà verso tutti coloro che si sono ritrovati a dover chiudere le proprie attività in queste ore difficili.
Non credo che vi siano attività migliori o peggiori di altre, credo solo che in questo momento siano intervenute valutazioni da parte di organi competenti e comitati scientifici che, per poter prendere queste decisioni, si sono fatti una visione di insieme. Non entro nel merito, mi rammarico soltanto per coloro che hanno dovuto chiudere.
Invito i colleghi a non cullarsi nell’illusione che a noi, mestiere del bello, venga concesso oltre misura di andare avanti: questo, però, è un mio pensiero.
In maniera cinica e rispettosa, direi ai miei colleghi della categoria della bellezza, a quei professionisti che guidano le persone nella rappresentazione del sé e sulla strada del decoro e dell’igiene, che dobbiamo sentirci responsabili, rispettosamente orgogliosi, rappresentativi di un modello che potrebbe presto diventare un esempio per tutta l’Europa. Le regole sono state rispettate da tutti: noi oggi secondo le valutazioni degli esperti abbiamo un grado di rischio più basso. Ce lo siamo meritato.
Vorrei dedicare qualche parola al valore profondo che ha per gli esseri umani un taglio di capelli, una rasatura, un colore, una piega, un momento di relax all’interno di una struttura. Ci si guarda allo specchio alla mattina: se non ci si riconosce, non ci si piace. Sono momenti che ti spingono a migliorare, a rimodulare una identità più intima che visiva. Il ciuffo più lungo, più corto, a destra, a sinistra: in sé non vorrebbe dire nulla, ma ci permette innegabilmente di sentirci in ordine, a posto con noi stessi. Forse anche di vivere in modo più positivo. Non ci rendiamo conto dell’importanza profonda del nostro aspetto: non dimentichiamoci che anche tutti gli ospedali oncologici hanno all’interno il mondo dell’acconciatura e dell’estetica, della bellezza. Questo la dice lunga sul valore del nostro mestiere.
Proseguo su questo pensiero. Dall’immagine si determina il valore di chi siamo e di come vorremmo rappresentarci nella società. Per certi versi, questo ci permette anche di essere migliori perché ci permette di ‘vederci’ migliori.
Un piccolo aneddoto: il primo ministro Toni Blair negli anni 90 chiese a tutti i parrucchieri di Londra di dedicare una giornata ai clochard per dare loro una nuova occasione. Trovo questa idea straordinaria perché alla fine, quando ci si presenta con capelli in ordine e barba ben regolata, un viso ben rasato, l’impatto di coloro che ci guardano è differente. Si tratta di equilibrio emotivo e sociale: il nostro mestiere di acconciatori ed esteti ha un impatto fondamentale per la società, oltre che un indubbio valore economico.
Nel momento in cui ci sono tanti timori, tante paure, poter rappresentare al meglio il nostro mestiere per poter rappresentare al meglio l’identità delle persone trovo che sia un atto di altissima responsabilità, anche per conto di tutti coloro che, purtroppo, hanno dovuto chiudere.
Adesso, continuiamo a rispettare tutti i protocolli per poter continuare a tenere aperto, sulla retta via. E, comunque vada nel prossimo futuro, ricordiamoci di abbassare i toni: se oggi ci avessero costretto a chiudere con questo DPCM, io avrei comunque detto queste cose. Grazie.