Insegnare a fare barba e capelli a San Patrignano. Dare un mestiere a chi ha perso quasi tutto. Francesco Cirignotta, il Barber Snob, racconta la sua esperienza di formatore nella comunità che tanto ha fatto discutere e che ancora oggi suscita opinioni contrastanti. Ovviamente, come sua abitudine, prende subito posizione. E punta il dito contro la nostra società: “mancano uomini, padri e maestri”. Siamo tutti dentro la stessa comunità.
Sono reduce, insieme al mio carissimo amico e collega Luca Giubilei, con i suoi collaboratori Silvano, Andrea e Marco, da San Patrignano dove abbiamo tenuto il nostro consueto corso di formazione per acconciatori. Eh sì, proprio a San Patrignano, quel luogo mediaticamente chiacchierato, nel quale si narra accadano grandi miracoli o si aggirino poche virtù – ognuno scelga il suo pensiero. Sì, proprio in quella comunità che conosco da alcuni anni e nella quale Luca, io e la nostra squadra andiamo da tempo per insegnare il nostro mestiere di barbieri e acconciatori a persone che dovranno prima o poi riprendersi le loro vite per trasformarsi in professionisti. Con noi, tra i formatori, questa volta c’era anche Stefano, un bartender che si occupa di accoglienza.
Luca e io, insieme alla squadra, durante le nostre lezioni abbiamo preso l’inveterata abitudine di guardare in faccia ogni singola persona – un gesto che riteniamo parte integrante del nostro percorso di formazione. E invariabilmente, ogni volta che torniamo a farlo, ci rendiamo conto dell’importanza che può avere il mondo dell’artigianato e dei mestieri, tanto sottovalutato nella nostra società, nel costruire la dignità umana di ciascuno di noi. Maestri e alunni insieme.
E il concetto di educazione lì a San Patrignano, come altrove, è davvero l’ultimo baluardo. Quando si procede nel costruire un corso, bisognerebbe ricordarsi che tre sono i pilastri fondamentali: si informa, si forma e poi si educa. L’informazione come dato, la formazione come prova e l’educazione come realizzazione attraverso le proprie mani. È così che si insegna un mestiere, è così che si cresce anche nella vita di tutti i giorni.
L’emozione resta sempre molto alta a San Patrignano. Ma questo accade anche quando tengo corsi per colleghi che già praticano l’attività. Noto gli sguardi, sento le battute, le domande. Beh, sapete che sono identiche a quelle di San Patrignano? L’unica differenza è che le persone di quella comunità particolare potranno mettere tutto in pratica solo quando saranno fuori. Gli altri il giorno dopo possono già agire.
Con l’esperienza che porto dentro la mia pelle, posso dirvi che siamo tutti dentro una medesima comunità. Abbiamo tutti bisogno delle stesse cose. Ci si dimentica troppo spesso che per essere, bisogna studiare e prepararsi. E che quando uno avrà finalmente in mano un mestiere, in quel momento sarà anche più sereno e sicuro. Le due paroline magiche che tutti noi vorremmo che venissero messe in campo nelle nostre vite: serenità e sicurezza.
Il problema è che nelle vite di molti di noi mancano gli uomini, i padri e i maestri che ci informano, ci formano e ci educano. Mancano individui adulti, uomini o donne che siano. Mancano figure genitoriali e mancano insegnanti. Per dirla in tono ‘politically correct’.
Noi adulti dobbiamo predisporci all’idea che, dal momento che viviamo tutti in una immensa comunità, dovremmo prenderci in carico le vite dei giovani, facendo tutto quanto possibile perché possano andare oltre le nostre. In fondo gli adulti, come già è stato detto, sono l’arco, ma le frecce sono i figli. E nel momento in cui vengono scagliate, andranno molto più lontano di noi. Accadrà di certo anche ai ragazzi di San Patrignano che hanno seguito il mio corso.