Il Barber Snob Francesco Cirignotta, dal suo salone sui Navigli a Milano, tra una barba e l’altra, riflette sui tempi difficili che stiamo vivendo. E ci invita a ritrovare non tanto la vecchia buona fiducia – la strada sarebbe troppo in salita, quanto piuttosto l’ispirazione. Leggetelo.
Sono tempi difficili. Non è finita la pandemia e già è arrivata una guerra, che a giorni o a ore potrebbe diventare un grande conflitto. Comunque vada, non occorre attendere: ci sono già morti, altri dopo quelli del Covid. Ormai poco importa se la pandemia sia stata indotta, come la guerra, o sia stata naturale: questo è un dettaglio che non fa più notizia. Ci sono altre emergenze, fin troppe.
Lo ricordo perché, nel grande dramma di quello che sta accadendo, ogni persona adulta dovrebbe ambire a ispirare atteggiamenti, pensieri, azioni decisamente migliori di quelli che stiamo manifestando. Dovremmo saper sfuggire al sentimento base della paura, che ormai è onnipresente. L’ispirazione è un senso elevato, è come respirare, pur essendo un respirare dell’anima.
È come riempirsi e restituire.
Oggi nella cultura, nel sapere, nel vivere possiamo ancora trovare ispirazione, anche se siamo costretti a vivere nella pandemia e nella guerra. L’ispirazione a volte è un intuito dettato da riflessioni interiori, altre è il frutto dell’esempio delle persone che la vita ti permette di incontrare, delle loro azioni quotidiane o straordinarie.
Poter tenere gli occhi aperti ed essere capaci di farsi ancora ispirare credo possa essere un grande valore per quello che dovremo affrontare e che ancora ci aspetta. Non so, non avendo la palla di cristallo, cosa dovremo affrontare. Ma di certo – questo è il punto, ci siamo resi conto che per poter superare momenti storici così impegnativi parole come futuro, responsabilità, ispirazione, cultura, rispetto, condivisione, ascolto, gentilezza, competenza… sono determinanti.
Queste parole non possono essere solo decantate su un balcone in un momento di paura. Devono diventare forme di virtù dentro le quali ciascuno di noi possa vivere. In queste virtù c’è ancora la società. Quella società che in nome e per conto dell’egoismo, dell’ingordigia, dell’io e del danaro, spesso va in cortocircuito.
La regressione
Portato avanti negli anni questo cortocircuito, che adesso è amplificato dalla paura, ci sta facendo vivere vite senza senso, senza ispirazione. Stiamo uccidendo i sogni anche di chi verrà dopo: a creare un futuro per loro sono sempre gli adulti. Ho il dubbio che adesso, così compressi dalla paura e dalle loro miserie come sono, siano in grado di farlo. Per costruire un futuro, bisogna farne parte: ma noi non facciamo che guardare al passato e all’età dell’oro prima del 2020.
E dove sono finite la civilizzazione globale o la globalizzazione? Oggi siamo tornati a parlare solo di stati, nazioni e confini, pachidermiche situazioni del passato. Siamo regrediti di secoli, l’ispirazione e il futuro sono venuti meno. Di colpo.