Permanenti, semipermanenti, dirette, con e senza ammoniaca: le colorazioni non sono tutte uguali. Ciascuna risponde a una particolare esigenza, dalla copertura dei capelli bianchi, a un nuovo colore fino all’effetto riflessante della tinta naturale. La tricologa Tamara Rosso Duva spiega, passo a passo, quali sono i principali tipi di colorazione, a cosa servono e cosa contengono. Con un capitolo a parte dedicato alla tanto vituperata ammoniaca.
Le tinte per capelli negli ultimi decenni sono andate incontro a continui progressi sia per quanto riguarda l’aspetto chimico e tecnologico dei procedimenti produttivi – che consentono di ottenere molecole sempre più di elevata purezza – sia per quanto riguarda il profilo tossicologico.
Oltre ai coloranti, questi particolari cosmetici dei capelli sono arricchiti con sostanze idratanti, protettive e nutrienti. Ecco perché, a fine trattamento, il capello risulta non solo colorato, ma anche morbido, lucido e setoso.
Il popolo delle tinte
Secondo le statistiche ufficiali, le tinte per i capelli sono utilizzate da oltre il 70% delle donne. Le motivazioni per cui si utilizzano le colorazioni per capelli sono molteplici: c’è chi le usa per coprire i capelli grigi, chi per soddisfare una esigenza di cambiamento, chi per dare vivacità alla chioma. La frequenza media di utilizzo è pari ad almeno 7-10 volte l’anno.
Tra l’altro, i coloranti per capelli sono sempre più utilizzati anche dagli uomini: stando ai dati, li usano fra il 5 e il 10%. Questi ultimi si tingono i capelli soprattutto per mascherare i segni dell’invecchiamento o acquistare nuovo fascino.
Del resto, questi prodotti aiutano a farci sentire più giovani, attraenti, sensuali: aumentano la stima in noi stessi e facilitano i rapporti interpersonali. Un successo confermato anche dai numeri: il mercato delle tinte per capelli nell’ambito dell’Unione Europea rappresenta circa il 9-10% del valore totale della produzione delle industrie cosmetiche.
Oggi le tinte si dividono in tre categorie principali in base alla resistenza ai lavaggi e alla durata della colorazione.
Le tinte temporanee
Le tinte temporanee o riflessanti si utilizzano non per modificare la colorazione dei capelli, ma per conferire effetti speciali, quali brillantezza, rimozione del tono giallastro tipico dei capelli grigi, copertura dei primi capelli bianchi. La loro durata è di circa una settimana. Si eliminano con un lavaggio.
Il colorante in questo caso è costituito da molecole di grandi dimensioni, acide e solubili in acqua, che non penetrano attraverso la cuticola ma si depositano sulla superficie dei capelli. Si applicano sotto forma di gel, mousse, maschere e spray sui capelli lavati e tamponati.
Le tinte semipermanenti
Le tinte semipermanenti o colorazioni dirette sono costituite, invece, da molecole colorate a basso peso molecolare. Sono impiegate in presenza di un agente alcalino che rende il capello più permeabile e permette la diffusione della molecola attraverso la corteccia. Si applicano sui capelli per 10-14 minuti e poi si risciacquano. Il colore permane per 4-6 settimane.
Si possono utilizzare per ravvivare il colore naturale, per modificare e coprire i capelli bianchi e per conferire riflessi intensi e diversi dalla tinta naturale. Non permettono però di modificare il colore né di schiarirlo, dal momento che non contengono sostanze ossidanti, come l’ammoniaca.
Le tinte permanenti
Tra i prodotti per la colorazione dei capelli, le più largamente impiegate sono le tinte a ossidazione, dette anche tinture permanenti. Grazie a queste tinture è possibile ottenere colori molto vicini o molto lontani da quelli naturali di ciascuno di noi. La naturalezza, la lucentezza, la vastissima gamma delle tonalità fanno delle tinture a ossidazione la tipologia più adoperata dai parrucchieri per signore.
Fra le caratteristiche delle nuove tinture, ricordiamo: la possibilità di poterle adoperare su capelli che hanno subito altri trattamenti come decolorazioni, permanenti e decapaggi.
Una delle loro caratteristiche di spicco consiste, infatti, nella capacità di penetrazione nei pigmenti della corteccia. Ulteriore pregio è che, una volta tinto e lavato il capello, non restano tracce di tintura e la cuticola rimane trasparente. La loro durata è permanente: per eliminarle occorre ricorrere a un decapaggio. Molte delle tinte permanenti contengono un ingrediente piuttosto dibattuto: l’ammoniaca.
Parliamo onestamente di ammoniaca
L’ammoniaca è una sostanza volatile che è utilizzata per creare un effetto di neutralizzazione e per far aprire le squame del capello. In questo modo il pigmento del colore riesce a fissarsi all’interno del fusto capillare consentendo una colorazione duratura.
A causa della sua volatilità, però, l’ammoniaca ha un odore pungente ed è difficile da coprire solamente con l’uso di un olio profumato. Questo fa sì che venga percepita come aggressiva, chimica e dannosa. In realtà, l’ammoniaca e i suoi composti sono presenti in natura in molte forme e si trovano nell’aria, nelle acque, nel suolo, in liquidi di piante.
I vantaggi dell’ammoniaca nelle tinte capelli
Per fissare i pigmenti della colorazione in modo permanente ai capelli, questi devono essere sottoposti a un processo di ‘apertura delle squame’. L’ammoniaca è il prodotto ideale per raggiungere questo scopo: l’alternativa sono i suoi derivati, che, però, non sono volatili e restano in cute. I prodotti per la colorazione che contengono ammoniaca risultano avere proprietà eccellenti per la brillantezza, la copertura dei capelli grigi e la durata del colore.
A causa della volatilità, si può effettivamente avvertire durante l’applicazione un odore un po’ particolare. Allo stesso tempo, però si evita che i capelli si ‘aprano’ eccessivamente perdendo idratazione e nutrimento. Il livello del pH e l’apertura delle cuticole dei capelli si va normalizzando via via che l’ammoniaca evapora, senza lasciare danni.
L’ammoniaca, inoltre, migliora la tenuta del colore. Contemporaneamente, possiede alcune proprietà di protezione tali che i capelli, sotto la sua azione, non vengono sottoposti a eccessive sollecitazioni.
L’ammoniaca è ingiustamente indicata come sostanza preoccupante nelle tinte per capelli, ma in realtà migliora molto la resistenza degli stessi al colore. Anche il campo di applicazione dell’ammoniaca è ampio. Oltretutto, si tratta di una sostanza statisticamente molto ben tollerata, che si trova in grosse quantità sia in natura sia nel corpo umano.
Conta la qualità
Lo sviluppo della ricerca scientifica applicata alla cosmesi ha permesso di elaborare nuove tinte meno dannose per i capelli, la cute e l’organismo. Ricorrere al fai-da-te acquistando tinture di scarsa qualità, prodotte in paesi dove non esiste alcuna forma di controllo sulla produzione, invece, può essere rischioso e danneggiare seriamente i nostri capelli.
Partiamo da un presupposto: tinte completamente naturali non esistono, ad eccezione dell’hennè, che però colora solo di rosso. Perciò, attenzione agli inganni.
Le componenti che possono essere pericolose
Le tinture contengono una lista infinita di ingredienti chimici: oltre 5.000, tra cui potenti allergeni e non solo. E anche se le allergie, per lo più cutanee, sono sempre più frequenti, anzi raddoppiate in pochi anni, non mancano perfino i casi di shock anafilattico.
PPD
Un componente problematico è la PPD, utilizzata come reagente per il colore: è uno dei più potenti allergeni da contatto. I rischi per le donne che tingono i capelli occasionalmente sono comunque inferiori rispetto a quelli che corrono i parrucchieri, i quali, invece, vengono continuamente esposti.
Secondo uno studio svedese condotto nel 2014, i guanti non sono sufficienti a proteggere le mani dall’azione allergizzante della PPD. E non è tutto: la PPD fa parte della famiglia delle ammine aromatiche, tra cui ci sono alcuni composti classificati come cancerogeni. Per questa sua tossicità, la legge europea ha stabilito che la sua concentrazione non può superare il 2% del prodotto.
Vale qui lo stesso discorso dell’ammoniaca: non fatevi abbindolare dai prodotti che sull’etichetta dichiarano di essere privi di PPD, perché potrebbero contenere i suoi derivati, con i medesimi effetti.
Fenilendiammine
Appartengono alla stessa famiglia della PDD le fenilendiammine. Anche queste sono un potente allergene, la cui concentrazione è ammessa al massimo al 4%. Per queste sostanze c’è l’obbligo di segnalazione in etichetta con diciture come ‘contiene fenilendiammine’. Altro ingrediente possibilmente tossico è il toluene, una molecola nociva sia per inalazione che per contatto con la pelle, sospettata di essere cancerogena. Per il momento non c’è nessun dato inconfutabile, ma in via precauzionale il toluene è limitato dalla Commissione europea.
Benzene e resorcina
Ben peggiore del toluene è il benzene, classificato invece dalle associazioni di tutela del consumatore come cancerogeno di tipo I, il gruppo dei cancerogeni certi per l’uomo. Non solo, il benzene è irritante per la pelle, gli occhi e l’apparato respiratorio.
Dal benzene è ricavata la resorcina (o resorcinolo), indispensabile per il processo di colorazione e quindi spesso contenuto nelle tinte per capelli. L’assorbimento da parte dell’organismo è collegato a diversi effetti collaterali, allergie in primis, ma anche a una probabile interferenza col sistema endocrino. Come se non bastasse, è altamente inquinante e persistente nell’ambiente.
Attenzione anche in questo caso alle furbate del marketing: spesso i prodotti che si dichiarano senza resorcina l’hanno sostituita da sostanze simili o addirittura peggiori, come il 4 chloro-resorcinolo.
Un po’ di storia
Le tinte o tinture per capelli hanno radici profonde nella storia. Quella che noi oggi chiamiamo colorazione non è altro che una forma più evoluta di una prassi che ha radici nella notte dei tempi. In luoghi diversi le tinture venivano utilizzate per scopi simili: per distinguersi dalle altre tribù o per il piacere di prendersi cura di sé ed essere apprezzato dagli altri.
Quanto ai materiali utilizzati, la varietà è quasi infinita. Nel neolitico veniva usata la terra d’ocra, gialla e rossa. Ovidio testimonia che le donne romane portavano capelli di colori diversi: l’azzurro era richiestissimo. Ma la miglior scuola la fecero le donne etrusche. Le diverse incursioni romane al nord fecero desiderare alle mogli degli invasori il colore biondo. Ed ecco che dalla Gallia e dalla Germania, il capitale umano riforniva abbondantemente Roma di capelli biondi, trattati con calce viva per schiarirli ancor di più e creare le primordiali parrucche ed extension.
Per coprire i capelli bianchi, venivano utilizzate a quel tempo formule con sali di rame, d’argento e piombo. Durante il Rinascimento, per ispirare il famoso Rosso Tiziano o biondo ramato, i capelli venivano lavati di frequente con lisciva e asciugati al sole: oggi noi diremmo ‘sbiaditi e scoloriti’. Beatrice Sforza, per schiarire i capelli, usava una mistura di grano, bile di bue, radici di noci e zafferano.
Altro che ammoniaca!
Un intero libro non basterebbe a raccontare cosa le donne e anche gli uomini non siano stati disposti a fare per tingere i capelli, ma quel che interessa a noi è che questo rito ancestrale è rimasto invariato nei millenni e nei secoli. Soltanto dopo il secondo dopoguerra, però, si comincerà a ricorrere a tinture più complesse, meno naturali, ma sicuramente più delicate sui capelli della liscivia saponaria. Altro che ammoniaca!
Tamara Rosso Duva, tricologa, una delle più grandi esperte di capelli in Italia.
Crediti immagini
In cover. Hairdresser: Itziar Infante @itziarinfante for Espacio Kibō by Víctor Alonso @espaciokibo. Photography: Juanjo Martin @graficament. MUA: Victoria Climent @lindavictoria_makeup
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Hair: María Gómez @merygomezz8. Hair Instagram: @peluqueria_encarna_moreno_ Photography: Kike Miranda @kike_miranda_beautyshots. MUA: María Gómez @merygomezz8.
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Finalmente una persona competente. Ne dicono di ogni, in merito ai colori per capelli e, in modo particolare dell’ammoniaca, demonizzandola a favore di Derivati ammoniacali che fanno peggio.. Complimenti
Dott. Ssa Tamara Rosso Duva
Grazie Dora, noi di Colorami sappiamo che l’ammoniaca, a meno che non ci siano particolari reazioni allergiche, resta il miglior ingrediente.