Francesco Cirignotta, il Barber Snob di Milano, è rimasto senza il suo smartphone per un giorno intero: spento con lo schermo nero per un guasto. Se state tremando all’idea che accada anche a voi, scoprite come ha affrontato il dramma e rideteci su. Lasciamolo dire…
Un giorno sono rimasto senza smartphone per un’eternità: ben 24 ore. Lo scrivo così senza filtri perché so bene che, solo a leggere questa efferata notizia, a tutti in questo momento starà passando un brivido per la schiena: e se capitasse a me? Ebbene, circostanze avverse hanno voluto che il mio smartphone smettesse senza avvisi di funzionare. Era sera e, non essendo in grado di portarlo in alcun posto, dal momento che il giorno dopo era la Festa della Repubblica, ho recuperato dal fondo di un cassetto un vecchio cellulare.
Avete presente quelli che avevano la Sim e la capacità di ricevere solo le telefonate, al massimo gli Sms? Quando l’ho acceso, segnava 01/01/2004. Questo sostituto avrebbe dovuto risolvere eventuali problemi familiari o altro: era la mia pezza giustificativa.
Dopo qualche istante, mi sono chiesto perché avessi cercato con tanta ansia un sostituto al mio smartphone, per quanto stantio. Per i miei familiari? Ma in fondo, cosa dovevo veramente farmene di uno smartphone nel giorno di vacanza?
In piena Festa della Repubblica, mi sono alzato e ho inforcato la bicicletta per le mie piccole commissioni. Tra queste, una terapia per disinfiammare il mio braccio: un malanno tipico di noi parrucchieri, che abbiamo sempre le braccia al lavoro. Sono andato a cercare ben presto un riparatore per il mio smartphone.
Diversamente distratto
Per un po’ di ore non ho avuto più nulla, sono stato lontano da tutto. Mi sono seduto su una panchina, ho appoggiato la bicicletta e, non avendo uno schermo in cui potermi tuffare, ho iniziato a osservare le persone che camminavano. Non guardandole distrattamente come al solito, visto che in genere lo smartphone dopo qualche istante o suona o richiama la mia attenzione, distraendomi.
Ho visto anche case, balconi, terrazze e negozi. Soprattutto, ho visto. Tutto quello che quotidianamente faceva parte del mio potenziale orizzonte visivo, improvvisamente, dopo una lunga assenza, è rientrato nella mia vita.
Attenzione, non sto dicendo che ‘le cose non sono più come una volta’: sapete che a questo tipo di considerazioni io rispondo quasi sempre con un ‘menomale’. Preferisco guardare al futuro e lasciare alle spalle il passato, indagandone semmai la storia. Sto solo dicendo che ho avuto modo di essere più attento. Anzi, mi è parso in quegli attimi che lo smartphone avesse la capacità di rendermi diversamente distratto. La sua assenza, invece, mi ha ricordato qual è il vero grado di attenzione.
Sospeso e felice senza smartphone
Mi sono ri-nutrito di informazioni, ho avuto modo di vedere e condividere visivamente le fatiche di chi lavorava e le allegrie di chi passeggiava. Devo dirvi che è stato un bel momento di sospensione che ho passato con me stesso, un bel momento nel quale non potevo rispondere nemmeno ai miei clienti, pur con tutto il rispetto che nutro per loro. Ero semplicemente sospeso a favore di me stesso.
Penso che d’ora in avanti utilizzerò periodicamente quel vecchio telefono con pochi numeri, che mi permetterà di essere sereno nei confronti di varie ed eventuali. Per il resto, devo dire che ho trovato anche molto divertente la sospensione di una vita che ci siamo conquistati, ma che in effetti ci ha portato un pochino oltre.
Lo smartphone è utile, necessario, indispensabile: è lo strumento per antonomasia in questo momento. Ma appunto è lo strumento. Come tale, deve essere il mezzo e non il fine. Prendiamone atto e cerchiamo di imparare periodicamente a spegnerlo, nella certezza che nulla di grave accadrà nelle nostre vite, se lo facciamo. Prendiamoci di tanto in tanto un momento per sospenderci seduti su una panchina.