Il Barber Snob Francesco Cirignotta, calato il sipario della giornata dedicata, torna sul tema della violenza contro le donne. E lo fa con una punta di aperta misoginia.
È chiaro che tutti, ma proprio tutti, nelle parole, nei fatti, negli atteggiamenti, nel momento in cui siamo sani di mente, siamo anche contro la violenza e tutte le sue forme. Certo, la violenza ha i suoi temi. E uno dei più dibattuti resta legato a quella perpetrata contro le donne o sulle donne.
Il problema è che questa sorta di sottocategoria introduce un distinguo nella violenza: c’è quella di serie A e quella di serie B, quella sulle donne e quella no. E allora il tema non è più quello generale della violenza, piuttosto si parla della donna che subisce angherie di non poco conto.
Tutti in questo caso tirano fuori la questione della cultura. Lo sapete, sono un misogeno. Non mi nascondo dietro una foglia di fico. E mi chiedo, al di là delle leggi che ci vietano di fare violenza (e non solo contro le donne), cosa intendiamo per ‘cultura’. In fondo il figlio maschio, al di fuori del contesto della scuola e delle canoniche leggi di stato, viene mediamente erudito dalla sua famiglia. La quale famiglia, al suo interno, genera meccanismi che, agli occhi di un bambino, fermo restando quanto uno possa ‘rincoglionirsi’ da adulto, rappresentano il primo strumento per capire quali atteggiamenti siano sani e quali insani. Cosa scatta nella mente del futuro uomo che picchierà una donna?
La mano maschile che molla lo schiaffo
Certo, una lunga storia di machismo verso la donna ha contribuito a creare in passato quella immagine di uomo che ha le ‘palle’ se è in grado di sottomettere l’altro sesso. Sto giocando con l’ironia e pericolosamente, ne sono consapevole. Ma forse che non accade che donne in posizione di superiorità psicologica o lavorativa non esercitino violenza sulle altre donne? Dove si ferma quella sulle donne, alla mano maschile che molla lo schiaffo? E qui entra in gioco non solo la violenza brutale delle botte, ma anche quella tutta femminile delle parole.
No alla violenza sulle donne: è sacrosanto. Ma la brutalità va abolita contro chiunque e da parte di chiunque, sensibilizzando le persone in ogni ambito. Non certo incentivando i distinguo con giornate speciali e creando nelle teste serie differenti di violenza, ciascuna con il suo peso. Non prendiamo sottogamba anche quella degli uomini sugli uomini, per esempio. Non prendiamo sottogamba quella emotiva che si sta generando contro le generazioni del futuro, che avrebbero meritato più serenità e si sono ritrovate vittime dell’emergenza sanitaria attuale.
Le violenze
Passano i decenni, ma la violenza permane: qualcuno, uomo o donna che sia, perde la testa e crede che gli altri gli appartengano. Per una buona volta, strappiamoci di dosso quel velo di buonismo che si cela sempre contro accusati e accusatori. Nessuno è esente da colpe. Ci sono vittime, certo, ma tutti siamo indistintamente colpevoli. La violenza nasce sempre dall’io, dal concetto che le cose sono mie e che noi siamo il nostro ego. Questa è l’origine. Le donne hanno concettualmente più capacità di poter fare a meno di questo atteggiamento di prevaricazione, dimostrano anche di saper ‘essere’ senza dover dimostrare. Ma non è detto che lo facciano sempre.