Nell’immagine una foto di cottonbro da Pexels.
In queste ore di riapertura dei saloni di bellezza nelle regioni appena passate in fascia arancione si allungano le liste d’attesa delle prenotazioni: le persone che aspettano con impazienza di tornare dal parrucchiere e dall’estetista sono davvero tantissime. In altre regioni, che adesso sono appena passate a rosse, le attività hanno chiuso di nuovo. C’è molta incertezza per tutti, anche perché manca ancora, in effetti, un piano vaccinale chiaro. La sensazione è quella di vivere una vera e propria guerra tra le Regioni.
Cosmetica Italia, l’associazione nazionale delle imprese cosmetiche, è intervenuta nuovamente sul tema, preoccupata non solo dai danni economici per tutto il comparto della bellezza ma anche dalla crescita del fenomeno dell’abusivismo. Adesso l’associazione chiede urgentemente al Governo di riattivare un tavolo di confronto.
“Condividendo con le istituzioni l’obiettivo della salvaguardia della salute pubblica, l’auspicio è che si possa riattivare un tavolo istituzionale che comprenda Cosmetica Italia, le associazioni datoriali rappresentative del comparto artigianale del benessere, Governo e Regioni al fine di promuovere un confronto trasparente su eventuali criticità nell’ambito delle attività del settore, verificare se sussista la necessità di revisione o rafforzamento del protocollo di sicurezza attualmente in vigore, per garantire una stabile riapertura di saloni di acconciatura e centri estetici su tutto il territorio nazionale”, ha dichiarato il presidente di Cosmetica Italia, Renato Ancorotti.
L’associazione punta il dito contro il fenomeno dell’abusivismo, ormai fuori controllo: l’apertura di queste attività, legate al lavoro degli artigiani che le portano avanti, garantirebbe un presidio sicuro contro l’esercizio abusivo della professione che, dopo il Dpcm del 2 marzo 2021, ha avuto una vera e propria impennata.
“Sono numerose le testimonianze di cittadine e cittadini che oggi attendevano con ansia la riapertura di acconciatori ed estetisti nelle zone che hanno ottenuto il passaggio alla fascia arancione. La grande fiducia che le persone ripongono in queste figure professionali (263.000 addetti per un totale di 130.000 attività in Italia), che fin dallo scorso anno hanno agito nel rispetto della sicurezza grazie all’implementazione delle già severe norme igienico-sanitarie normalmente applicate con protocolli anti-Covid-19 aggiuntivi e il contingentamento degli ingressi, gestiti su appuntamento, è supportata dall’assenza di casi di focolai registrati in questi ambienti”, ha concluso Ancorotti.